DI MICHELE PIRAS
Tutti i sondaggi danno Emmanuel Macron in ampio vantaggio su Marine Le Pen, in vista del ballottaggio presidenziale.
Meno male.
Saranno decisivi i voti della sinistra, di chi in Francia ha a cuore la democrazia e l’Europa, di chi non vuole un pezzo di Russia o di Ungheria in casa propria, di chi rifiuta l’idea stessa di una torsione reazionaria e xenofoba della Repubblica.
Con ogni probabilità dunque, anche questa volta, scamperemo il pericolo di una fascista alla guida di uno dei più importanti Paesi europei.
E tuttavia anche questa volta resterà tutto in piedi il problema di un progetto politico che sappia indicare una strada percorribile, solidale, europeista, di intervento sulla crisi sociale, sull’impoverimento del ceto medio e della classe lavoratrice, sul senso di soffocamento che vivono le generazioni precarie nate fra gli anni ‘70 e il nuovo millennio.
Quel progetto, spiacenti ma è così, non ha certamente il volto di Macron.
Il problema reale è che quel volto e quello spazio è ancora largamente un’incompiuta, in Francia, in Europa e qui da noi.
E da qui si dovrebbe davvero ricominciare.