DI ENNIO REMONDINO
Chernobyl. Così ricorda quel 26 aprile 1986, Mikhail Gorbaciov, Presidente dell’allora Unione Sovietica.
«Dal momento in cui venni informato telefonicamente, alle 5 del mattino di quel fatidico 26 aprile 1986 – che un incendio era divampato nel Reattore 4 della centrale nucleare di Chernobyl, la mia vita non è stata più la stessa. Sebbene in quel momento non si conoscesse la reale entità del disastro, fu subito evidente che stava accadendo qualcosa di orribile».
Chernobyl, il peggior disastro con cui il genere umano si sia mai dovuto confrontare, legato all’incapacità di scienziati e ingegneri di prevedere come problemi apparentemente piccoli possano tramutarsi in disastri di scala quasi inimmaginabile. Chernobyl si trova in Ucraina settentrionale, poco più di 100 km a nord di Kiev, e se le radiazioni non si vedono, le conseguenze di quella tragedia sono ben visibili ancora adesso: tumori, leucemie, cardiopatie e malformazioni da queste parti sono una piaga fin troppo comune. I territori più colpiti sono quelli ucraini, bielorussi e di almeno due regioni della Russia occidentale.
«Le zone contaminate lo saranno ancora per decenni. Ci sono elementi che resistono anche per secoli», denuncia all’Ansa il presidente dell’Unione Chernobyl, Valeri Makarenko, uno dei primi reporter a mostrare in tv cosa rimaneva del reattore 4 dopo l’esplosione.
«Ma la cosa più importante è che dobbiamo tenere d’occhio lo sviluppo del nucleare: pare che il mondo non prenda seriamente le conseguenze di Cernobyl dal momento che 25 anni dopo c’è stata la catastrofe di Fukushima».
Ancora Mikhail Gorbaciov
«Contrariamente a quanto affermano i sostenitori dell’energia nucleare, secondo cui ci sono stati solo due incidenti importanti, se si quantifica la gravità degli incidenti includendo sia la perdita di vite umane sia significativi danni alle strutture, emerge un quadro molto diverso.
Dal 1952 si sono verificati in tutto il mondo almeno 99 incidenti nucleari, che rientrano in questa definizione, con danni che ammontano a oltre 20,5 miliardi di dollari. Vale a dire più di un incidente nucleare ogni anno e danni per 330 milioni di dollari.
Tutto questo dimostra che esistono molti rischi non gestiti o regolamentati in modo inadeguato, una cosa che è a dir poco preoccupante, data la gravità dei danni che anche un singolo incidente può provocare».
Torniamo a Chernobyl.
«Dei 350.000 liquidatori ucraini oggi solo 120.000 sono vivi: abbiamo pagato un prezzo altissimo e ancora lo paghiamo -dice Makarenko all’Ansa-. Il numero delle vittime del disastro di Cernobyl è difficile da quantificare, e le stime variano, anche di molto, da istituzione a istituzione: si va da alcune migliaia a centinaia di migliaia di decessi».
A complicare le cose, nel 1986, fu sicuramente l’atteggiamento del governo sovietico, che nascose l’emergenza. Mentre in Scandinavia si registrava con preoccupazione un aumento della radioattività, Mosca il 28 aprile – quindi più di 2 giorni dopo l’esplosione – negava ancora l’accaduto. Solo quella sera la Tass pubblicò finalmente la notizia dell’incidente. Ma non venne di certo rivelata la reale gravità della sciagura, causata da errori umani e difetti costruttivi in un test durante il quale il reattore 4 fu fatto funzionare in condizioni instabili al di fuori delle procedure previste.
Per contenere le fuoriuscite di materiale radioattivo, tra il luglio e il novembre del 1986 fu rapidamente costruito un “sarcofago” di cemento armato sopra il reattore 4. Adesso questa struttura è piuttosto malandata, e se ne sta costruendo un’altra più moderna, in acciaio, alta come un palazzo di 30 piani: si chiama New Safe Confinement e sarà piazzata sul reattore esploso per limitare le fughe radioattive. Per 100 anni dicono. E noi vogliamo crederci ma…
Ancora Gorbaciov
«Quasi 70 anni fa un gruppo di scienziati del Progetto Manhattan, dopo aver constatato il potere distruttivo del nucleare, progettò quello che venne chiamato il Doomsday Clock. Un meccanismo concepito per avvisare il mondo della minaccia di un’imminente catastrofe globale. Quest’anno le lancette dell’“orologio dell’apocalisse” si sono fermate a tre minuti dalla mezzanotte dell’umanità, la stessa posizione in cui si trovavano al culmine della Guerra Fredda. Perché?
A livello globale, il numero di testate nucleari ha ripreso a crescere; oltre 30 Paesi sono in possesso di armi nucleari o possono disporne rapidamente; la Corea del Nord manda pericolosi segnali; il furto di nucleare da parte dell’Isis non è una cosa priva di fondamento».
Da REMOCONTRO