RIPENSARE L’ONU PER RIAFFERMARE LA PACE

DI ELISA FIORE

“La Riforma del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite: un nuovo approccio alla Ricostruzione dell’ordine internazionale”.

Tavola rotonda promossa dal Ministero della Comunicazione della Repubblica Turca.

A meno di 24 ore dell’incontro di Istanbul tra Recep Tayyip Erdoğane Antonio Guterrez, mentre il segretario generale delle Nazioni Unite incontrava a Mosca il ministro degli Esteri russo, Serghei Lavrov, a Roma all’Hotel Excelsior di via Veneto, a pochi metri dall’ambasciata degli Stati Uniti, il Ministero della Comunicazione della Repubblica Turca, ha promosso il primo incontro organizzato dall’Ambasciata Turca di Roma sul tema: “La Riforma del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite: un nuovo approccio alla Ricostruzione dell’ordine internazionale”.

Relatori della tavola rotonda, moderata da Kilik Bugra Kanat, direttore del dipartimento di Ricerche della SETA di Washington: l’ex ambasciatore italiano in Turchia, Carlo Marsili, il professor Giuseppe Nesi, Preside della Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Trento, membro della Commissione di diritto internazionale dell’ONU dal 12 novembre 2021, quinto Accademico italiano a farne parte. La docente di Relazioni Internazionali all’ Istinye Universitesi di Istanbul, Aylin Unver Noi, il professore di Scienze Politiche, Yucel Acer dell’Università SETA di Ankara. Valeria Giannotta, autrice di saggi, accademica, analista esperta di Medio Oriente.

Nelle parole di Yucel Acer la sintesi di un punto di vista condiviso, seppure con qualche distinguo specifico: l’ONU è totalmente inadeguata, le Nazioni unite stanno fallendo nel processo di pace, in Ucraina, come altrove, poiché gli interessi delle grandi potenze sono maggiori degli interessi collettivi e del bene comune.

L’Assembla generale non è in grado di prendere posizioni vincolanti – così come accade nei parlamenti di ogni singolo stato – ma solo suggerimenti. Ragione per cui – ha incalzato Acer – occorre una riforma radicale. Basta osservare come si è proceduto verso la Palestina. Indispensabile applicare procedure e norme sulla sicurezza internazionale che siano riconosciute da tutti gli stati membri e se è vero che l’ONU nasce da un processo di pacificazione: “non occorrerà attendere la terza guerra mondiale per ripensare questo organismo internazionale.”

Sul tavolo della discussione animata dai professori universitari che hanno relazionato sulle criticità e le possibili opzioni aperte da un possibile rinnovamento di un organismo che non serve più a garantire la pace, né la civile convivenza tra i popoli. Il tema dell’allargamento dei seggi permanenti, introdotto dall’ambasciatore Marsilio e dal professor Nesi, circa la posizione di vantaggio, degli stati con seggio permanente con potere assoluto di veto.

Due questioni a lungo dibattute per cui la Turchia sembra essere la prima nazione ad avviare un dibattito alla luce del sole, un dibattito che coinvolge i cittadini, le università e l’opinione pubblica anche fuori dal contesto geografico della nazione, una comunità sociale interessata a comprendere quale siano le ragioni del fallimento dei processi di pace sostenuti finora dall’ONU. Dalla Palestina in poi.

L’ONU un gigante dai piedi d’argilla, nato e plasmato per assolvere le aspettative dei fondatori, che non hanno alcuna intenzione di cedere il passo o allargare lo spazio di azione politica e di riflessione, agli altri Paesi del mondo. Lasciati finora a rappresentare una testimonianza, con un limite oggettivo derivato dall’applicazione delle risoluzioni assunte in seno all’Assemblea, declinate come decisioni per il futuro che verrà (mai), proprio da parte di quei Paesi che, sebbene direttamente coinvolti dalle risoluzioni, non adeguano la loro politica internazionale ai principi stabiliti.

Le ragioni, non solo storiche, ma strutturali, l’ONU in questo momento ha potere di azione limitato, e questa sua limitazione si traduce con l’inutilità di azioni tese a smorzare le frizioni sui teatri di guerra. L’Onu è la fonte di ogni male? Si è chiesta la professoressa Giannotta: di certo la fragilità dei sistemi liberali lascia spazio ad altri attori ad altre ideologie, ripensare il valore dei liberalismi e dei “regionalismi” liberali.

Il diritto internazionale – ha ricordato Yucel Acer – è fatto di regole scritte, che vanno applicate ovunque ci siano conflitti nel mondo, perché non è con la violenza che si possono risolvere le questioni, armando l’uno contro l’altro.

Mentre l’ambasciatore Marsili, convergendo con le tesi del professor Nesi, è convinto che solo l’allargamento ad altri stati con seggio permanente, o a rotazione, potrebbe dare una rinnovata intesa e promuovere uno spirito costruttivo per l’intera comunità internazionale.