DI VIRGINIA MURRU
Si pensava a fine marzo che il default dell’economia russa fosse una questione di tempo, che non sarebbe sopravvissuta per altri due mesi all’impatto delle sanzioni comminate in modo sistematico dall’Occidente, l’unica guerra possibile per l’Ue e gli Usa contro il Cremlino e la sua politica aggressiva.
E invece l’Europa ha dovuto ricredersi, non aveva fatto i conti con il piglio orgoglioso e ostinato dei russi, che hanno messo in campo ogni sorta di strategia per salvare l’economia dalle raffiche provenienti dall’Ovest. Certamente stringono i denti e ogni giorno lottano per chiudere le falle che inevitabilmente si aprono in ogni settore, ma vanno avanti a muso duro, e impongono le loro condizioni anche in ambito economico, non solo sul fronte bellico.
Insomma, piegarli in obbedienza alle regole della democrazia è molto più difficile di quanto si pensasse. o Le sanzioni hanno certo portato ad un calo del prezzo del petrolio russo, con una riduzione delle vendite dovuta ai provvedimenti dell’Ue, che ha già pianificato un approvvigionamento alternativo e un allentamento in termini di forniture, fino alla totale chiusura della dipendenza da Mosca, ma resistere è la parola d’ordine del Cremlino.
Le ritorsioni dell’Ue hanno certamente prodotto effetti poco salutari in tanti versanti dell’economia russa, con una forte contrazione della domanda interna, oltre che insinuarsi nell’equilibrio di tanti sistemi, creando forti flessioni nell’import ed export, nella bilancia dei pagamenti, e affamando le fondamentali esigenze di alcuni settori, quali quello automobilistico, in gran parte dipendente nella componentistica dall’Europa, soprattutto Germania.
Ma non sono colpi al cuore di un’economia.
Vortici si sono all’improvviso aperti, e sicuramente la Banca Centrale sta facendo slalom per evitare conseguenze e rischi che avrebbero potuto travolgere qualsiasi sistema economico, ma evidentemente i tecnici e gli economisti sotto pressione del Cremlino, finora sono riusciti ad evitare il peggio, con misure straordinarie e interventi eccezionali di carattere finanziario volti a tenere in piedi i conti a tutti i costi.
Intanto l’export di greggio dal mese di febbraio ha fatto confluire nelle casse dello Stato circa 65 miliardi di dollari, che non sono noccioline, nell’emergenza di una guerra ancora in corso.
E’ stato previsto un crollo del Pil del 10%, ma sotto l’assedio dei tanti pacchetti di sanzioni si potrebbe raggiungere entro l’estate anche al 15%. Ma l’economia russa ha giurato comunque di non cedere al fuoco di fila dei provvedimenti punitivi europei e americani, di restare in piedi come la torre di Pisa, ma di non crollare. Le entrate derivanti dal settore energetico sono ancora forti, e permettono al Cremlino di gestire la spesa notevole di una guerra che Putin si era illuso di chiudere a suo vantaggio nel volgere di una decina di giorni, al massimo un mese.
Ma anche lui non aveva fatto i conti con l’ostinazione e la resistenza degli ucraini, che hanno sfidato il gigante, e nonostante il Paese sia stato messo a ferro e fuoco dagli oltre due mila missili lanciati nei centri abitati, sono ancora sul campo a difenderlo. Troppi imprevisti nei programmi del presidente russo, che comunque continua a lanciare fuoco e fiamme, con minacce e iniziative economiche volte a danneggiare i ‘paesi ostili’.
Lo zar e il suo entourage sanno benissimo che la crisi che assedia la Russia può diventare seria, e ha carattere ormai strutturale, nonostante a tutti i costi non voglia darla vinta all’Occidente, e purtroppo sarebbe capace di tutto per evitare il fallimento sia sul versante bellico che economico.
L’autonomia energetica ha un costo per l’Europa, ma sciogliere il nodo dalla dipendenza russa porterebbe a nuovi equilibri di mercato, e limiterebbe nel contempo anche le ambizioni e le mire espansionistiche di Mosca, consapevole che l’export nel settore energetico ha sempre garantito flussi in termini finanziari notevoli.
La guerra scatenata da Mosca dietro le quinte ha motivazioni di carattere economico, il Donbass è un boccone troppo ambito, considerate le ricchezze del sottosuolo e la disponibilità di minerali preziosissimi per le esigenze tecnologiche del terzo millennio.
E’ necessario davvero che l’Europa si adoperi per creare nuovi equilibri economici, per evitare un nuovo devastante conflitto, affinché la storia sia veramente ‘magistra vitae’, e non un percorso in cui i cingoli severi degli scontri diventino una semplice pietra miliare del Novecento.
Contrariamente agli analisti dell’Occidente e alle Agenzie di rating, secondo un articolo pubblicato da Il Fatto quotidiano, che fa riferimento al settimanale l’Economist, l’economia russa reagisce bene, e continua a presentarsi sul piano internazionale con una buona dose di grinta. Il rublo viaggerebbe sui massimi da due anni, i consumi interni non avrebbero subito cali considerevoli.
Riflettendo alle ritorsioni decise e applicate da Bruxelles, verrebbe da dubitare, magari non è tutto oro quello che luccica, ma il settimanale inglese ‘The Economist’, citato da il Fatto, sembra di altro avviso, dato che definisce la situazione con questa locuzione: “Russian’s economy back on his feet” (L’economia russa è ancora in piedi), proprio per mettere in evidenza la reazione eccezionale dimostrata fino ad ora, la sfida del rublo al dollaro (dopo il crollo subito nelle prime settimane del conflitto), malgrado le sanzioni: insomma i russi avrebbero dimostrato di essere imperturbabili.
E allora? C’è chi scommette in Occidente che questa ripresa assomigli piuttosto al cilindro di un illusionista, e non alla realtà, che sarebbe stata abilmente manipolata. I russi del resto non sono nuovi a stratagemmi usati al fine di presentare un volto diverso dei fatti.
Ma intanto, secondo il settimanale economico inglese, la Russia è puntuale con i pagamenti delle obbligazioni in valuta estera, e si resiste ad oltranza, a dispetto del tiro al bersaglio operato dall’Ue.
Se ci sono strategie in ombra nelle misure economiche e finanziarie adottate da Mosca per fronteggiare una lunga serie di emergenze, l’ostentazione non durerà a lungo, il logoramento si farà comunque sentire entro l’anno, non si può sopravvivere di risorse fittizie e finanziare una guerra per un lungo periodo di tempo senza avvertire scosse non più gestibili dai virtuosismi degli illusionisti.