DI GIANCARLO SELMI
Gianpaolo Pansa scrisse su di lui più volte. Lo battezzò, con una fortunata similitudine, “mitraglietta”. Erano gli anni della “Milano da bere” e dello strapotere craxiano, dovuto ad equilibri politici finissimi ed all’importanza di un 8/9% che consentiva formazione di governi e che, nonostante ciò, non arrivò mai al 10.
Erano gli anni del CAF, Craxi-Andreotti-Forlani, sigla che racchiudeva tutto, sottolineo tutto, il potere in Italia. Anni di piombo e di mafie, di corruzione e di esplosione del debito pubblico, di massonerie scoperte in un magazzino di materassi e di ristoranti pieni di politici. La “belle epoque” dello spreco, della raccomandazione come unico ascensore sociale, dell’arroganza del potere fine a sé stesso. Del potere ventriloquo, che parlava a sé stesso.
Mitraglietta era lì, scelto dal PSI Craxiano e collocato al Tg2, megafono di quel partito. Un beneficiato dalla lottizzazione sempiterna della RAI. Un tipo simpatico, riccioluto e che, a suon di mitraglia, diffondeva il credo, meglio l’interesse, del padrone di turno, il primo di una, successiva, lunga serie: Sua Maestà Bettino Primo.
Il terremoto di “mani pulite”, il sisma che portò in esilio Craxi e spazzò via tutta la vecchia politica, produsse un nuovo monarca, che avrebbe poi (incredibilmente ma quando c’è talento…) peggiorato tutto, con l’ingresso al potere di una nuova classe politica peggiore della precedente, piena di cialtroni corrotti e fascisti sdoganati. Mitraglietta non si perse d’animo, prese appunti, capì al volo ciò che bisognava fare per portare il pane a casa, ed offrì la sua testa riccioluta, contenuto compreso, al nuovo monarca: Re Silvio Primo.
Divenne l’anchorman più pagato d’Italia (alleluia) e direttore del primo telegiornale-avanspettacolo della televisione italiana. Ritornò a fare il suo antico lavoro, quello per il quale gli va riconosciuto un grande talento: parlare bene del padrone del momento e male di tutti gli altri.
Gli andò bene. Fu capace di essere il più “libero” fra i servi del Re. O almeno così parve ai più.
In realtà Mitraglietta è troppo furbo per avere padroni, o almeno lo è quello di oggi. Chiamarlo “giornalaio” o servo dell’editore risulta riduttivo.
Mitraglietta è diventato parte integrale di quel mondo, non difende nessuno, la pensa proprio così, difende sé stesso. Non ha bisogno di linee editoriali imposte, né di inviti alla manipolazione, alla divulgazione di mezze verità modificate da mezze menzogne.
È un artista della miscelazione. Lo fa di “sua sponte”.
Chiedere a Mitraglietta di dire la sola e semplice verità, immune dal suo parere e da aggiustamenti utili al “fine”, è come se si dovesse chiedere a Michelangelo di dipingere un quadro cubista. Lui obbedisce al suo sentire che, solo incidentalmente, nella sua evoluzione, è uguale a quello di chi lo paga, ai gruppi di potere che rappresenta.
Mitraglietta fa quello che sa fare. Mitraglietta non dice quello che gli impone il PD, è il PD, non dice ciò che Renzi vorrebbe che dicesse, Mitraglietta è Renzi.
Pertanto, secondo la sua visione del mondo, lui è libero e i blogger sono servi. Semplice. Semplice come dirsi una bugia e convincersi che sia verità assoluta.
È un training autogeno del quale Mitraglietta è maestro.
Non c’è da stupirsi, c’è solo da cambiare canale.