DI ANTONELLA PAVASILI
innanzitutto le chiedo scusa.
Fino a qualche giorno fa nemmeno sapevo chi fosse Elisabetta Franchi.
Probabilmente perché non sono troppo modaiola, probabilmente perché quando compro qualcosa guardo solo se mi piace e quanto costa, probabilmente perché in fondo lei non è neppure così tanto famosa.
Ad ogni modo non la conoscevo.
L’ho scoperta per caso.
E non certo per le sue creazioni quanto piuttosto per i suoi conati di distruzione.
E mi spiego meglio.
Lei arriva e dall’alto del suo successo pensa di distruggere anni e anni di lotte combattute per rivendicare il nostro sacrosanto diritto ad avere i medesimi ruoli dei signori maschi nel mondo del lavoro.
Ed argomenta pure.
Lei le donne le assume solo se sono più vecchie (se hanno superato gli anta, testualmente) così se volevano dei marmocchi hanno già dato, se volevano un marito hanno già dato, se si dovevano separare hanno già dato e così possono dedicarsi h24 al lavoro.
Ma che meraviglia di messaggio!
Davvero fantastico.
I miei complimenti vivissimi.
Per parte mia mi astengo dallo sciorinare argomentazioni a contrario.
Mi limito a manifestarle il mio dispiacere.
Quanto dev’esser triste bearsi di aver messo il cuore in frigorifero, quanto dev’esser triste non riuscire a cogliere quel sottile profumo di vita, di gioia, d’amore che una donna felice emana.
Indipendentemente dall’età, tesoro, mi creda.
E se una donna è felice produce il doppio.
Mentre fa lo slalom tra pannolini, biberon e appuntamenti.
Irradia una luce che lei manco si sogna signora imprenditora cara.
Ah quanto si perde con le sue scelte aziendali!
Peccato.
Peccatissimo, davvero.
Ci pensi qualche volta.
Se magari riesce a ricavare qualche minuto tra i suoi molteplici impegni e creazioni.
Che, per inciso, non ho mai comprato e mai comprerò.
Saluti.
Poco distinti.
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