DI MARIO PIAZZA
Non è la prima volta che un leader politico dice e auspicabilmente farà qualcosa che ritengo giusto per le ragioni più clamorosamente sbagliate. Ieri ci si sono messi addirittura in due a farmi sentire “fuori posto”, il turco Erdogan e l’ungherese Orban, roba da gettare chiunque in una crisi esistenziale che Sartre e Heidegger se la sognavano.
Orban, un mostriciattolo uscito dal medioevo capace di far sembrare Salvini un illuminista, mette in crisi l’Europa a stelle e strisce della Von der Leyen di fatto bloccando con il suo ruttino nazionalista quell’inasprimento delle sanzioni contro la Russia che fior di economisti si erano invano sperticati a descrivere come autolesioniste e per alcuni paesi addirittura suicide.
Erdogan, meno cavernicolo di Orban ma di gran lunga più sanguinario, blocca invece l’allargamento scandinavo della Nato impedendo al segretario (della Nato o di Biden?) Stoltenberg di trasformare i latrati americani stigmatizzati dal papa in veri e propri morsi alla Russia.
Tutto bene? Tutto bene un cavolo perché la storia dei due personaggi è un’antologia delle peggiori abiezioni del terzo millennio che parte dalla persecuzione del popolo Kurdo e passando per campi di concentramento, razzismo e altre fetenzìe di chiara marca fascista approda alla provincialissima omofobia del più cretino tra i galletti del pollaio oscurantista.
Il mondo a testa in giù, nulla di strano che capovolgendolo la sinistra diventi destra e la destra sinistra. Non so a voi, ma a me oltre ai cosiddetti gira anche la testa.
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