DI MARIO PIAZZA
Guardare le dolenti immagini dei militari ucraini di Azov che si consegnano ai russi non può lasciare indifferente nessuno ma dietro le emozioni contrastanti provate da filorussi, filoucraini, pacifisti, guerrafondai e compagnia cantante si nasconde una manipolazione dei nostri sentimenti di cui la propaganda sta abusando facendo leva sulla nostra umanità. Il trappolone consiste nel passare con disinvoltura dalla dimensione collettiva a quella individuale dopo aver stabilito in anticipo chi sono i buoni e chi i cattivi.
Lasciando da parte per un attimo la guerra, è lo stesso espediente usato tante volte in passato. Ci hanno fatto lacrimare sul commissario Calabresi mostrandoci fino allo sfinimento per 50 anni la sua dimensione umana cancellando così la responsabilità collettiva e assassina della squadra politica di cui era a capo, della sua vittima Giuseppe Pinelli è rimasto solo il ricordo di chi gli ha voluto bene.
Vittime da glorificare e vittime da dimenticare, chi si ricorda più della brigatista Margherita Cagol uccisa con una pistolettata sotto l’ascella da un carabiniere mentre stava in ginocchio con le mani sopra la testa?
Per gli “eroi” di Mariupol sta accadendo la stessa cosa, veniamo sopraffatti dalle immagini della loro sofferenza, dai visi delle loro mogli e dei loro figli. Di quelli delle loro vittime già ce ne siamo dimenticati.
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