DI NICOLA FRATOIANNI
Ieri mattina all’alba tre attivisti di Fridays For Future Italia di Milano sono stati perquisiti nelle proprie abitazioni dai carabinieri su denuncia di Gazprom, il colosso russo del gas.
Sequestrati computer, telefoni e documenti, persino bandiere della pace e magliette contro la guerra. Uno di loro ha dichiarato di essere stato costretto a spogliarsi e fare flessioni di fronte agli agenti.
Il motivo di tutto ciò? Risale al 19 marzo scorso, quando durante un corteo studentesco una sede succursale della multinazionale è stata imbrattata con della vernice, per denunciare il legame tra comprare il gas russo e finanziare la guerra imperialista di Putin.
Un’azione dimostrativa e non violenta, che non ha di certo mandato in bancarotta la terza azienda più inquinante al mondo.
Per questo la reazione delle forze dell’ordine è stata senza dubbio sproporzionata e ingiustificata, con il chiaro intento di mandare un messaggio alle tante e tanti giovani che non accettano l’ipocrisia occidentale su guerra e combustibili fossili.
Mi sembra chiaro che qualcuno debba dare delle spiegazioni. E che lo faccia al più presto.
Questo non è il regime di Putin, voci e pratiche politiche di dissenso non possono essere messe a tacere con l’uso della forza.
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