BIDEN IN ESTREMO ORIENTE ALL’ATTACCO DIPLOMATICO ALLA CINA

DA REDAZIONE

 

L’impegno a contrastare la Russia in Ucraina come priorità contingente, ma per gli Stati Uniti il vero avversario planetario è Cina. Causa pandemia, Biden ha dovuto aspettare per il suo primo viaggio nel continente del futuro americano. Biden in Corea del Sud e Giappone, e la riunione del Quad, con un bilaterale col primo ministro indiano Modi. Accordi politico commerciali per impedire il temuto primato economico mondiale della Cina

La lingua batte dove il dente duole

Per gli Stati Uniti, la vera “nevralgia geopolitica” parte dall’Asia, non dall’Europa. Dopo avere fatto approvare la legge dei “40 miliardi” all’Ucraina (quasi tutti di aiuti militari), il Presidente Biden è volato in Estremo Oriente, per una visita ufficiale in Corea del Sud e Giappone. Parlerà di tante cose, ma soprattutto di dollari: fabbriche di auto e semiconduttori, tanto per andare al sodo.

La due guerre americane in Asia

L’America ha fatto due guerre da quelle parti, dopo il 1950, come conseguenza della dottrina del “containment” (Corea e Vietnam). Cioè, di una strategia che bloccava, con la forza, l’avanzata del comunismo (imposto con la forza). E oggi? Si tenta un altro “containment”, quello della Cina, un avversario ritenuto molto pericoloso, perché non attacca le trincee degli americani con le baionette. No, assalta, invece, i banchi e gli scaffali dei loro supermercati, prendendo prigionieri eserciti di consumatori e utilizzando l’arma dei prezzi. Che sono la metà della metà di quelli imposti da una marea di speculatori che prospera a Wall Street, facendo pagare salati i prodotti a stelle e strisce. Il risultato è che gli Usa hanno una bilancia commerciale di un rosso sempre più cupo.

Quell’enorme debito pubblico americano

“Insomma, non giudicateci troppo prosaici e poco propensi ai discorsi di etica politica. Ma la nostra impressione (e non solo nostra) è che Biden sia stato spedito (dai suoi “adviser”) a Seul e a Tokyo, per questuare sostegni da gettare sul tavolo di Xi Jinping”.

Democrazia e diritti umani ad attenzione variabile

Intendiamoci: sicurezza, democrazia e diritti umani, sono tutte obiezioni realistiche e per le quali Biden ha ragione a pretendere risposte chiare da Pechino. Ma “est modus in rebus”. Potremmo fare una lista molto lunga di Paesi “questionable”, di regimi liberticidi e di vere e proprie fogne istituzionali con cui Washington intrattiene cordiali rapporti, in nome della “realpolitik”. Che per i nemici è “inaccettabile” e per gli amici è, invece, interpretabile.

La Cina e il primato economico mondiale

Che la Cina sia, da sempre, il chiodo fisso di Biden, il “babau” che turba i suoi sonni da Presidente, lo sanno legioni di analisti. Lui stesso lo ha rivelato nella prima conferenza stampa (21 marzo 2021), un paio di mesi dopo avere preso possesso della Casa Bianca, come riportano Jarrett Renshaw, Andrea Shalal e Michael Martina, della Reuters. “Il Presidente degli Stati Uniti – scrivono i giornalisti – ha affermato che impedirà alla Cina di superare l’America per diventare il Paese più potente del mondo. Biden ha giurato di investire pesantemente per garantire che gli Usa prevalgano nella corsa tra le due maggiori economie mondiali”.

Attacco diplomatico Usa

Oggi, a Tokyo, il Presidente dovrebbe annunciare nuovi accordi di cooperazione commerciale internazionali, destinati (pare di capire) ad affossare gli altri organismi esistenti, troppo influenzati dalla Cina. Pechino, secondo la Bibbia strategica del Consiglio per la Sicurezza nazionale Usa, sta facendo il passo più lungo della gamba.
La Russia ha le atomiche e le materie prime, ma può essere ridotta al rango di “paria”, o “senzacasta”, come amano definirla, dietro le quinte, i diplomatici del Dipartimento di Stato.
Con la Cina è obiettivamente più difficile. La predestinazione al successo dell’etica weberiana capitalistica, spesso resta sulla carta. E magari, nei cicli economici, qualche volta vincono gli altri, perché sono più bravi.
Taiwan? 
Serve a tenere Xi Jinping sulla corda. Fino a quando non si spezza. D’altro canto, se i cinesi giocano sporco, gli americani non giocano certo pulito.

Contro la Russia a colpire la Cina

Al meeting economico dell’Indo-Pacifico, hanno spostato il tiro dalle tariffe alla politica, cercando di far condannare la Russia, ma per mettere in difficoltà la Cina. Perché l’obiettivo è sempre quello. La guerra in Ucraina, secondo Niall Ferguson (Columbia University) è stata per gli Usa un’eccellente “finestra di opportunità”, per chiamare a raccolta l’Occidente contro il colosso asiatico. Ce lo ha anticipato lo stesso Biden, nella sua conferenza stampa del marzo 2021, sintetizzata dalla Reuters:

“La Cina ha un obiettivo principale, cioè diventare il Paese leader nel mondo. Il Paese più ricco e più potente. Questo non accadrà sotto la mia Presidenza, perché gli Stati Uniti continueranno a crescere”. Più chiaro di così …

Di Piero Orteca 

23 Maggio 2022

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PIERO ORTECA

Piero Orteca, giornalista, analista e studioso di politica estera, già visiting researcher dell’Università di Varsavia, borsista al St. Antony’s College di Oxford, ricercatore all’università di Maribor, Slovenia. Notista della Gazzetta del Sud responsabile di Osservatorio Internazionale