MAMMAMIA, CHE FATICA

DI MARIO PIAZZA

 

Sono passati tre mesi da quando il primo tank russo è entrato in Ucraina.
Tre mesi sono lunghi, in tre mesi si può imparare un lavoro nuovo o preparare accuratamente un esame universitario particolarmente difficile ma se uno ha impiegato questo tempo per studiare, leggere e ascoltare tutto quanto c’è di disponibile sull’evento più traumatico e pericoloso della propria vita e prova a esprimere l’idea che si è fatto viene bollato spregiativamente come “tuttologo” e se questa idea non è conforme alle balle che ci stanno raccontando diventa immediatamente “complice di Putin”.
Ma io me ne fotto e mi esprimo come mi pare, sapendo bene che in una vicenda così complessa e manipolata gli sviluppi sono imprevedibili e potrei essere smentito oggi stesso.
L’Ucraina come era facile prevedere sta perdendo la guerra e insieme a essa sta perdendo definitivamente la Crimea e il Dombass. Rimane il dubbio sulla fascia costiera che passando da Odessa potrebbe congiungersi alla Transinistria, la certezza invece è che hanno provato a raccontarci un sacco di balle e, a scapito della brevità del post, voglio esaminarne un paio.
La prima balla ha trasformato gli attacchi a macchia di leopardo su tutta l’Ucraina nella certezza che Putin la volesse occupare tutta, e poi magari la Finlandia, la immancabile Polonia e magari spingere i cosacchi fino in piazza San Pietro.
E noi ce la siamo bevuta quando sarebbe bastato dare un’occhiata a qualsiasi altra guerra per capire che si trattava di diversivi, roba di ordinaria amministrazione che troviamo nel primo capitolo di qualsiasi manuale di strategie militari e che abbiamo visto in cento film.
La seconda balla colossale che ancora tentano di rifilarci è quella delle forze armate russe che sarebbero una specie di armata Brancaleone male armata e incapace, come se occorresse chissà quale forza e tecnologia per vincere le battaglie con i bombardamenti a tappeto come hanno fatto gli americani in Italia o in Vietnam e più recentemente a Belgrado o Bagdad.
Eppure lo ha spiegato proprio ieri il generale americano Milley rivolgendosi ai cadetti di West Point: Le guerre moderne combattute nelle città sono un ibrido tra tecnologia e terrorismo e l’unico modo per vincerle rapidamente è massacrare un numero incalcolabile di civili che invece in Ucraina, nonostante l’intensità dei combattimenti, continua a rimanere insolitamente basso.
Mi fermo qua, ripetendo ancora una volta che le guerre non le vince chi ha ragione, le vince chi è più forte e possibilmente più str0n2o e che senza i nostri aiuti militari il popolo ucraino avrebbe già smesso di morire inutilmente, e se la cosa non vi convince provate a chiedere ai morti se avrebbero preferito stare sotto il “tallone russo” o invece sotto terra dove si trovano ora.
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