DI ALESSANDRO GILIOLI
Non ci vorrà molto per arrivare alla prossima discussione: ma questi sono «veri» profughi o no?
Parlo delle centinaia di migliaia di persone che tenteranno di scappare dai Paesi a cui non arriverà più il grano per il sostentamento finora garantito dalla Fao e da altre organizzazioni internazionali. In prevalenza Paesi africani, ma non solo.
Tecnicamente, direttamente, queste centinaia di migliaia di persone non saranno profughi di guerra. Quindi, nella nota logica della destra europea, non saranno veri profughi.
Tuttavia scapperanno da un’apocalisse alimentare (termine non iperbolico e non mio: lo ha usato ieri il governatore della Banca centrale britannica) a sua volta causata dalla guerra.
Quindi?
Personalmente, alla distinzione tra profughi di guerra e non di guerra ho smesso di credere andando per lavoro in Paesi dove la guerra non c’era, ma la fame sì. Paesi in cui bastava una stagione secca troppo prolungata per far morire l’unico bene di sopravvivenza, una capra. Oppure bastava un’invasione di cavallette per distruggere il raccolto dell’unico campo. E così via.
Chissà se questa ambiguità sui prossimi profughi – quelli che non scapperanno direttamente da una guerra, ma da un’apocalisse provocata da una guerra – ci aiuterà ad aprire gli occhi sull’ipocrisia di una divisione fittizia ed egoista, e a farci capire che sono profughi veri tutti coloro che scappano per la propria sopravvivenza, quale che ne sia la causa che la mette a rischio.
VIGNETTA: Mauro Biani