DI GIANCARLO SELMI
È un curioso paese l’Italia.
È il paese dove una bimba può morire per l’assenza di una macchina salvavita nella sua regione. L’intera regione. Ed è costretta ad agonizzare in una macchina per centinaia di chilometri, per poi morire in un elicottero che la trasporta a 700 chilometri da dove è vissuta, perché quella macchina si trova lì.
Una morte assurda, a firma di chi ha voluto che così fosse, ovvero la peggiore classe politica del pianeta. Che strano paese è quello dove muore una bimba per colpa di qualcuno, nessuno ne paga le conseguenze e nulla cambia.
È un curioso paese l’Italia.
È il paese dove 30 anni fa si ammazzarono due giudici antimafia. Lasciati soli da tutti. Attaccati da tutti. I “professionisti dell’antimafia” li chiamarono, con tono sprezzante. Come se i nemici fossero loro, non le cosche, non le ‘ndrine. E, d’altra parte era esattamente così.
Minacciavano alla base lo scambio ed il simbiotico rapporto fra mafia e politica, avevano la maledetta presunzione di arrivare in alto, al cosiddetto “terzo livello”, quello dei colletti bianchi e le cravatte, quello che siede in Parlamento e nei dorati saloni dei consigli di amministrazione. Amministrazione di tutto.
E li lasciarono soli a farsi ammazzare come bestie.
Si fecero leggi a furor di popolo, per evitare che la gente si rivoltasse. Furono efficaci per un tempo, sempre con l’equivoca narrazione che la mafia fosse rappresentata dalle “coppole” e non da chi comanda veramente. Quelli che, con il riparo di immunità e nei dorati templi del potere economico e politico, danno gli ordini.
È un curioso paese l’Italia.
Dove l’eredità culturale di Falcone e Borsellino è stata raccolta e viene difesa da un altro giudice, anch’esso solo contro tutti, anch’esso minacciato di morte.
Un procuratore osteggiato, ostacolato e che in televisione, come fosse la cosa più normale del mondo, dà del “non pervenuto” riguardo la lotta alle mafie, al Premier, aggiungendo il carico da dieci della “incompetenza”.
Un tecnico, un operatore in prima linea della giustizia, che giudica folle la riforma proposta dal guardasigilli ed aggiunge: “è una vendetta della politica contro i procuratori. Un vero e proprio regolamento di conti”.
Può la politica, in un paese civile, essere una nemica dei giudici e di chi rischia la vita in una lotta impari contro le cosche e la corruzione? In un paese civile no. Ma l’Italia, può essere veramente definito un paese civile?
La risposta sta nell’assurda morte della bimba calabrese, spirata in un elicottero alla ricerca di una macchina salvavita. Vittima dell’eliminazione del diritto alla salute, sancito dall’art. 32 della Costituzione, voluta dalla mafia politica.
Sta nella morte di Falcone e Borsellino e nei depistaggi nelle indagini, voluti dalla politica.
Sta nella esigenza sentita da Gratteri di giustificare, non spiegare, perché ritenga folle la riforma e quanto quella riforma renda difficile il suo lavoro. Perché il nemico è lui, non il corrotto, il corruttore, le mafie.
Sta nella incredibile assenza di un messaggio di solidarietà, da parte della ministra Cartabia, ad un giudice minacciato di morte.
Perché in Italia la vera mafia è la politica, la stragrande maggioranza della classe politica ed i partiti che quella classe politica rappresenta, non le coppole.
Che curioso paese è l’Italia.