EUROPA TRA INFLAZIONE E RECESSIONE E LA BANCA CENTRALE LITIGA CON SE STESSA

DA REDAZIONE

 

Di Piero Orteca

La BCE? È “inaffidabile” e “sconcertante nella sua tardiva lotta all’inflazione” dicono i verbali del “board” citati dal Financial Times. L’inflazione peggio di Putin. Regno Unito e lo schizoide Boris. La BCE del dopo Draghi e la Bundesbank

Solidarietà europea, quanta?

Da un paio di mesi ascoltiamo, quotidianamente, un coro autocelebrativo sulla ritrovata solidarietà europea. Gli Stati del Vecchio continente, non solo quelli che fanno parte dell’Unione, avrebbero trovato, grazie alla sciagurata invasione russa dell’Ucraina, la “colla magica”. Così, i comuni ideali, lo spirito democratico, il libero commercio e una storia millenaria, hanno fatto il miracolo. Convincendo tutti a mettere da part differenze politiche e, soprattutto, interessi materiali.

Le vecchia differenze restano

Ma non è così come appare. La polvere sul pavimento, di fronte all’emergenza-Putin, è stata spicciamente spazzolata sotto il tappeto. E ora si tenta di far finta di andare d’accordo, nonostante le specifiche economiche di ogni Paese siano, spesso, sbilanciate rispetto a quelle degli altri. La crisi ucraina, poi. si è aggiunta alla pandemia e all’interruzione della catena degli approvvigionamenti, causando un rialzo imponente nel costo delle materie prime (a cominciare dall’energia), dei semilavorati e, da ultimo, degli alimenti primari (cereali, grassi vegetali e animali).

L’inflazione peggio di Putin

Tutto questo ha avuto un impatto devastante sull’inflazione. Negli Stati Uniti, sebbene la Federal Reserve sia intervenuta (tardivamente) due volte, alzando i tassi di 75 punti base, l’inflazione è rimasta inchiodata all’8,3%. Ora, proprio due giorni fa, il Wall Street Journal ha rivelato i verbali dell’ultima seduta della Fed di inizio maggio. La maggioranza del “board” chiede ulteriori aumenti dei tassi a giugno e a luglio. Si parla di un totale di 100 punti base, con la prospettiva di ulteriori interventi a settembre. Perché l’inflazione americana fa veramente paura. E visto il quadro di partenza del Pil (finora tutto sommato buono), si può rischiare anche una piccola recessione. Che però è già arrivata, nel primo trimestre, con un -1,5% di Pil.

GB e lo schizoide Boris

Nel Regno Unito, la finanza schizoide di Boris Johnson (vanamente “inseguita” dalla Bank of England), intanto, ha fatto gravitare l’incremento dei prezzi intorno al 9%. Per cui, anche lì, si cerca di mettere mano ai ripari, intanto con un piano di sostegni al reddito delle famiglie da 15 miliardi di sterline. E qua veniamo al nostro vero problema attuale, che rischia di diventare un mezzo dramma: perché la Banca Centrale Europea ancora non si è mossa e ha lasciato i tassi invariati?

La BCE del dopo Draghi

Si tratta di una scelta che rischia di veder scappare di mano l’inflazione nell’Unione. Cioè, di imporre una tassa occulta (mica tanto), che grava su tutti i cittadini. Specie sulle categorie più popolari. Beh, questo “mistero” ce lo chiarisce, tra gli altri, un articolo del Financial Times. Certo, la leva dei tassi non si può usare a cuor leggero in un’Europa che è già alla canna del gas (in tutti i sensi), e dove la crescita rischia, per quest’anno, di liquefarsi quasi completamente. Ma annunciare che si alzeranno i tassi solo a luglio, può voler dire che, il prossimo, nell’Eurozona, sarà un mese di passione.

Banche tempestose

Dentro il direttivo della BCE, a marzo, le riunioni pare che siano state tempestose. In molti, ma in particolar modo i tedeschi, temono che aspettare a frenare l’inflazione possa significare avere scenari economici ancora più catastrofici in Europa. Così, arrivati quasi con le spalle al muro, per il continuo rialzo dei prezzi (7,5% di media) che si fatica ad arginare, i “regolatori” della BCE hanno deciso di raffreddare la circolazione monetaria, a partire dal 3º trimestre. Quindi, da luglio, si fermerà l’acquisto di titoli del debito e verranno alzati i tassi d’interesse. Di quanto? Tutti i pronostici finora fatti lasciano il tempo che trovano. All’inizio si parlava di 60 punti base, il che avrebbe riportato i tassi in territorio positivo. Ma è un pannicello caldo. Secondo Klaas Knot e Pierre Wunsch (del “board” BCE), come riporta il Financial Times, bisognerà intervenire almeno due volte. E in modo più consistente.

La Bundesbank

Il Presidente della Bundesbank, Joachim Nagel, molto preoccupato per un tasso d’inflazione che in Germania tocca il 7,5%, ha ribadito la necessità di un’immediata stretta monetaria. Di diverso avviso Fabio Panetta, del Comitato esecutivo BCE, il quale ha sostenuto che “inasprire la politica monetaria troppo presto, potrebbe avere ricadute negative sulle attività reali e sull’occupazione, abbattendo salari e reddito”. Ma dai verbali delle sedute BCE, secondo il Financial Times, quello che lascia più esterrefatti sono alcune valutazioni sulle previsioni e sulle scelte della Banca centrale.

‘Inaffidabile e sconcertante’

In generale, il “forecast” sull’inflazione viene giudicato “inaffidabile” e, addirittura, “sconcertante”. Mentre, alcune mosse ritenute “coraggiose”, non solo non sarebbero giustificate, ma potrebbero ulteriormente intaccare la fiducia dei mercati. Insomma, se la Banca Centrale europea non ritrova un minimo di strategia unitaria, la politica finanziaria e, a cascata, quella sociale di ogni singolo Stato, rischiano di essere programmabili come una lotteria.

Di Piero Orteca

Da:

28 Maggio 2022