DI GIOACCHINO MUSUMECI
In questo articolo si completa la rapida disamina degli ultimi due quesiti referendari.
Il quarto quesito (scheda grigia) Consigli giudiziari. Si prevede che anche i membri cosiddetti “laici”, cioè avvocati e professori, possano partecipare attivamente alla valutazione dell’operato dei magistrati nell’ambito del Consiglio giudiziario territoriale (ora solo spettante ai magistrati).
I Consigli Giudiziari sono organi consuntivi territoriali (nelle diverse Regioni d’Italia) del Consiglio Superiore della Magistratura. Sono composti da membri di diritto, da magistrati eletti, da avvocati e da un professore universitario. Il consiglio dà pareri sull’organizzazione e il funzionamento degli Uffici giudiziari, vigila sulla condotta dei magistrati in servizio e formula pagelle relative all’avanzamento in carriera dei magistrati.
Su questi due ultimi argomenti possono votare solo i membri togati dei Consigli Giudiziari (i giudici) e non quelli laici (avvocati e professore universitario). L’abrogare questa limitazione, consentirebbe a tutti i membri di votare in tutti i casi.
Mi sembra una complicazione inutile dato che un professore universitario o un avvocato non possono conoscere dettagliatamente i problemi inerenti alla delicata pratica della professione di magistrato. Ritengo che possa esprimersi esaurientemente su un magistrato solo un altro magistrato date le competenze tecniche che un altra figura professionale non può possedere. No anche in questo caso.
Quinto quesito (scheda verde) Elezione togati Csm: si richiede con il Sì l’abrogazione dell’obbligo, per un magistrato che voglia essere eletto, di trovare da 25 a 50 firme per presentare la candidatura.
Si tornerebbe alla legge originale del 1958 che prevedeva che tutti i magistrati in servizio potessero proporsi come membri del CSM presentando semplicemente la propria candidatura. Anche questa profuma di ingerenza politica nel CSM.
Si vorrebbero combattere le correnti all’interno della magistratura ma dato che 1/3 del CSM è formato da elementi laici eletti dal parlamento a scrutinio segreto con la maggioranza di 3/5 dell’assemblea, questa percentuale di magistrati sarebbe comunque risultante dai soliti balletti politici. Potendosi candidare chiunque, la maggioranza parlamentare avrebbe maggiormente potere e il CSM sarebbe addirittura più politicizzato di prima.
Come dimostrato nel caso Palamara, la politica, data la corruttela che ne contraddistingue l’opera, dovrebbe essere marginalizzata al massimo; e se proprio ne facciamo un questione di correnti, si proponga un referendum che cambi il metodo elettivo del CSM introducendo un bel sorteggio tra i canditati. Perciò No anche su questo punto.
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