DI LIDANO GRASSUCCI
Devi pedalare, non esiste sport più duro del ciclismo. Il ciclismo è per gente tenace, dura, che conosce la fatica. Il ciclismo è sport proletario, sport del bisogno di spostarti e non hai la forza del motore ma la determinazione delle gambe.
Oggi è finito a Verona il Giro d’Italia, forse la corsa più dura al mondo (non me ne vogliano i francesi con le loro pianure). Era l’ultimo giro del corridore italiano più forte di questo secolo, me lo ricorda Benedetto Passamonti, uno che come me viene dalla fatica, uno che capisce la fatica e guarda i ciclisti come i greci guardavano gli eroi
Vincenzo Nibali, siciliano di quella Sicilia (nato a Messina il 14 novembre 1984) che è tutta d’un pezzo, che parla poco ma corre, pensa, vince.
Oggi finisce la carriera a quasi 40 anni (prendo il testo di Benedetto) è uno dei sette ciclisti (in compagnia di Jacques Anquetil, Eddy Merckx, Felice Gimondi, Bernard Hinault, Alberto Contador e Chris Froome) ad aver conquistato almeno un’edizione dei tre grandi Giri: la Vuelta a España nel 2010, due volte la Corsa rosa (2013 e 2016) e il Tour de France 2014. Ne suo palmarès anche due Lombardia (2015 e 2017), la Milano-Sanremo (2018), due titoli italiani nella prova in linea (2014 e 2015), due Tirreno-Adriatico (2012 e 2013) e sette podi complessivi nei tre grandi giri.
Roba da follia, roba da storia dell’olimpo e a 1 quasi 40 anni è arrivato quarto al suo ultimo giro.
Quanta ne avrà fatta Bartali
Quel naso triste come una salita
Quegli occhi allegri da italiano in gita
Che le balle ancora gli girano
E tu mi fai, dobbiamo andare al cinema
E al cinema vacci tu

