IN RICORDO DELL’UOMO, DEL PARLAMENTARE, DELL’ITALIANO GIACOMO MATTEOTTI

DI LEONARDO CECCHI

 

Tenne una lunghissima arringa, quel 30 maggio 1924.
Denunciò tutto: brogli, violenze, repressione. I pestaggi che avevano provocato la morte di tante persone.
Provarono a farlo tacere, interrompendolo decine di volte con grida, schiamazzi, insulti. Non si fermò e continuò a denunciare. E lo fece sapendo benissimo che quanto stava dicendo gli sarebbe costato caro. Lo sapeva al punto tale da chiudere l’arringa con un presagio funesto: “Io, il mio discorso l’ho fatto. Ora voi preparate il discorso funebre per me”.
Dieci giorni dopo, gli squadristi lo rapirono e lo ammazzarono. Gli piantarono una coltellata sotto l’ascella e morì dopo ore di agonia.
In ricordo dell’uomo, del parlamentare, dell’italiano Giacomo Matteotti, il pensiero di tutto un Paese, il nostro Paese, che oltre vent’anni dopo il suo discorso riacquistò la democrazia che Matteotti, in questo giorno, denunciava star ormai morendo.
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