SUL PETROLIO RUSSO L’UNGHERIA FA LA PARTE DEL CATTIVO ANCHE IN CONTO TERZI

DI ENNIO REMONDINO

 

Il compromesso del Consiglio europeo sul petrolio russo. Dopo lunghe trattative, l’Ungheria ha ottenuto un’esenzione insieme ad altri paesi e saranno bloccati solo due terzi delle importazioni. Tutta la notte scorsa al Consiglio europeo a Bruxelles per poter raccontare di un accordo sul sesto pacchetto di sanzioni economiche alla Russia.
Alla fine l’elefante partorisce il topolino. Il blocco di circa i due terzi del petrolio importato dalla Russia, ma non valido per tutti. Le eccezioni più delle regole. E il gas è volato via.
Sanzioni con lo sconto attribuite ipocritamente ‘alla ferma opposizione dell’Ungheria’
La Germania è salva, l’Italia molto meno.

L’accordo del disaccordo

Il blocco del petrolio russo era stato annunciato a inizio maggio dalla Commissione europea, alla ricerca di un consenso all’interno del Consiglio abbastanza largo per poterlo attivare. A inizio giugno facciamo finta che il mancato accordo sia un obiettivo raggiunto. Da subito il primo ministro ungherese, Viktor Orbán, aveva detto di essere contrario perché l’Ungheria dipende fortemente dal petrolio russo. Verità incontestabile e al momento senza rimedi. Per settimane i funzionari europei avevano provato a sbloccare i negoziati, con esenzioni e compensazioni per l’Ungheria, ma a Budapest e alla sua economia serve il petrolio e non i soldi, se non sai da chi comprarlo.

Punito solo il petrolio via nave

Il compromesso raggiunto con le trattative nella notte prevede che il blocco riguardi solamente il petrolio russo importato nell’Unione europea via mare, quindi circa due terzi delle importazioni. Ma… L’Ungheria, che riceve il petrolio russo tramite oleodotto, potrà quindi proseguire con le importazioni godendo di una «esenzione temporanea», sulla cui durata non ci sono però dettagli. In più, Orbán ha ottenuto la possibilità di ricevere petrolio dagli altri stati membri, o di utilizzarne altro importato ugualmente dai paesi che a differenza dell’Ungheria hanno uno sbocco sul mare. Petrolio via mare vietato ma non troppo.

Sanzioni tra sei mesi, sperando che la guerra finisca prima

Gli stati membri avranno sei mesi di tempo per attivare l’embargo e sono state previste altre eccezioni per Bulgaria e Croazia, i cui governi avevano richiesto garanzie su sistemi alternativi per avere a disposizione il petrolio, precisano le agenzia stampa e il Post. Tra gli avvantaggiati dei mini accordi, certamente i Paesi che ricevono il petrolio russo via oleodotti, prima di tutto la Germania, e tra i più colpiti l’Italia che  sull’11% di petrolio russo lo riceve via nave.

Ursula per finta

La presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, che resta tedesca, si dichiara soddisfatta delle nuove sanzioni, dicendo che il blocco del petrolio russo sarà più ampio di quanto appaia, perché Germania e Polonia hanno dato ‘la propria disponibilità’ a ridurre le importazioni tramite gli oleodotti che trasportano nel loro paese il petrolio dalla Russia. La riduzione avverrà entro la fine dell’anno e secondo Von der Leyen: «Rimane escluso un 10-11 per cento di importazioni coperto dal ‘Druzhba meridionale’», l’oleodotto che conferisce petrolio verso Ungheria, Slovacchia e Repubblica Cieca.

La crisi energetica che ci minaccia

Sulle difficili trattative tra gli stati dell’Unione, ha pesato l’acuirsi della crisi energetica che sta colpendo tutte le economia del continente, con prezzi in crescita del gas e di altri combustibili fossili. La prospettiva di introdurre nuove sanzioni con il rischio di danneggiare le proprie economie ha spinto diversi paesi a rivedere le proprie posizioni, ufficialmente da parte di alcuni in cambio di qualcosa e non solo di petrolio, vedi l’Ungheria, e altri ipocritamente a nascondersi dietro Orban.

Ancora Zelensky ma sempre meno

Il presidente ucraino Zelensky aveva cercato un risultato più severo con una telefonata nella notte ai capi di governo e di stato riuniti a Bruxelles. Ma la Russia continua però a esportare petrolio e grandi quantità di gas anche nell’Unione Europea, ottenendo importanti ricavi per finanziare anche le attività militari. A coprire almeno in parte il sostanziale insuccesso del vertice, l’esclusione di Sberbank, la principale banca russa, e di un altro paio di banche dal sistema di pagamenti internazionali SWIFT. È stato inoltre deciso il divieto per tre emittenti televisive controllate dal governo russo di trasmettere nell’Unione Europea e sono state emesse nuove sanzioni contro un centinaio di funzionari militari e oligarchi russi.

Scena più che sostanza ma il prezzo del petrolio vola

Nei prossimi giorni la decisione assunta dal Consiglio europeo sarà formalizzata e diventerà effettiva, anche se saranno poi necessari mesi prima di diventare completamente operativa. La politica rinvia, il mercato corre. Il mini embargo alle forniture russe di petrolio deciso da Bruxelles ha fatto schizzare ai massimi dall’inizio della guerra il prezzo del Brent, che nelle prime ore del mattino ha superato quota 124 dollari per barile, in rialzo dell’1,5 per cento sui prezzi già sostenuti della vigilia.

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31 Maggio 2022