DI MARIO PIAZZA
Inflazione al 7 per cento. Si affannano a spiegarci che nessuno ne ha colpa e che la guerra c’entra poco e che gli sfortunati possessori di cospicui conti bancari sono i più colpiti da questo ennesimo castigo di dio. Pensa che fortuna per chi prelevando al bancomat 50 Euro si accorge di aver dimezzato i propri risparmi… sugli altri 50 rimasti a saldo perderà in un anno soltanto 3 o 4 Euro.
Tra le varie lauree che ho preso all’Università della Vita quella in Scienze Finanziarie mi manca e quindi non ho titolo per spiegare niente a nessuno, osservo soltanto che se da una parte il denaro contante perde potere d’acquisto sul versante opposto aumenta il valore di ciò che già si possiede. Case, veicoli, arredamenti, gioielleria, collezioni d’arte o di vini pregiati cambiano il proprio cartellino del prezzo trasformando l’impatto sulla ricchezza complessiva in una trascurabile ammaccatura.
E mica finisce qua la mia pedestre considerazione, perché noto che per chi spende parecchio nel superfluo è molto facile azzerare la perdita. Basta stappare un paio di bottiglie di fascia media invece che di Sassicaia, rinunciare a un inutile optional sulla BMW che si stava ordinando, rinviare l’acquisto di quel 100 pollici che avrebbe dovuto sostituire l’inguardabile 55, cancellare quella prenotazione da Cracco che tanto mi hanno detto che si mangia malissimo.
Così va il mondo da che mondo è mondo, piantiamola di frignare che poi magari le lacrime ci spengono il fuoco guerresco e altruista in difesa delle democrazie occidentali.
Dell’inflazione non hanno colpa la finanza, le speculazioni, le multinazionali, il libero mercato e meno che mai la guerra.
E se non riuscite più a riempire il frigorifero guardate il lato positivo… Presto potreste persino non averne più bisogno.
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Vignetta di Altan