DI VIRGINIA MURRU
Ricercatori dell’Istituto Karolinska, in Svezia, hanno messo a punto un piccolo sensore per riconoscere in pochi minuti i pesticidi impiegati nella frutta. La tecnica, descritta come verifica teorica, in un articolo della rivista scientifica ‘Advanced Science’, si avvale di nanoparticelle riscaldate e spruzzate su una superficie, base di partenza del nano-sensore.
“La ricerca dimostra che fino alla metà della frutta venduta nell’Ue contiene residui di pesticidi, i quali in notevoli quantità sono considerate responsabili dei problemi legati alla salute umana” – afferma Giorgios Sotiriou, primo ricercatore al Dipartimento di Microbiologia, Tumori e Biologia cellulare, presso l’Istituto Karolinska, autore di riferimento di questi studi.
“Comunque, le tecniche attuali relative al tracciamento di pesticidi sui singoli prodotti prima del consumo, sono limitati di fatto dall’alto costo della produzione e la ristretta riproducibilità. Per bypassare questi ostacoli, noi dell’Istituto Karolinska abbiamo sviluppato una tecnica meno dispendiosa e più riproducibile: si tratta di nano-sensori che potrebbero essere usati al fine di monitorare eventuali tracce di pesticidi nella frutta, addirittura negli stessi luoghi di vendita” – aggiunge il ricercatore Sotiriou.
L’equipe di ricercatori è diretta da Haipeng Li, che ha perfezionato la potente tecnica per il rilevamento delle sostanze chimiche, con la possibilità di aumentare di circa un milione di volte i segnali trasmessi dalle biomolecole che si vogliono tracciare. Tale procedura è già in uso in altri campi di ricerca, ma fino ad ora i costi sono risultati troppo alti, e pertanto l’applicazione ha presentato importanti limiti. Gli attuali studi, attraverso il ‘flame spray technology’ (nanoparticelle di argento riscaldate), sono risultati molto più efficaci in questo ambito.
Per testare l’applicazione pratica del sensore, i ricercatori sono riusciti a rivelare basse concentrazioni di ‘parathion-ethyl’, un insetticida tossico in uso in agricoltura, ma fortemente proibito dalla legge, o concesso con grandi restrizioni nella maggior parte dei Paesi.
Una piccola presenza dell’insetticida è stata applicata su una mela per un test. I residui sono stati poi raccolti da un tampone, immerso in una soluzione che consente di separare le molecole del pesticida. La soluzione è stata accostata al sensore, il quale ha inequivocabilmente rivelato la presenza della sostanza chimica dannosa.