DI GIORGIO CREMASCHI
Conobbi Antonio La Forgia nel dicembre del 1967, quando fu fondata a Bologna la Sezione Universitaria Comunista del PCI.
Io ero matricola diciannovenne entusiasta ed impreparata ed assieme altri della mie età ascoltavo con ammirazione il gruppo dirigente della SUC, in primo luogo Claudio Sabatini, Francesco Garibaldo, Antonio La Forgia, con qualche anno e già tanta esperienza politica e cultura in più. Loro erano per noi il “sacro collegio”.
Antonio in particolare mi colpiva per la lucidità scientifica applicata alla politica, anche per la sua formazione di fisica teorica.
Così divenne il primo segretario della neonata sezione comunista, che poi partecipò a tutto il 68 bolognese su posizioni “eretiche” rispetto a quelle del PCI, insomma molto più a sinistra della linea ufficiale.
La Forgia fu l’estensore del documento programmatico della sezione, che proponeva come impianto politico “una lettura leninista di Rosa Luxemburg”. Cioè nel linguaggio tanto rigoroso quanto un poco esoterico di allora, questo voleva dire una scelta movimentista e non legata puramente alla disciplina di partito.
Credo che una intera generazione di giovani comunisti di allora abbia imparato tantissimo da Claudio, Francesco, Antonio, che nei primi anni settanta decisero assieme di lasciare proprio a noi ragazzi la direzione della SUC. Io fui quindi il successore di La Forgia, lui divenne un dirigente del PCI , ma mantenemmo una stretta relazione politica intrecciata con amicizia e anche simpatia personale.
Poi le nostre vite presero strade diverse, io segui Claudio Sabattini nella FIOM di Brescia, lui continuò nel partito a Bologna e poi nelle istituzioni. La distanza di esperienze e di spazio divenne un poco alla volta anche distanza politica. Tuttavia quando capitava di incontrarci, anche con il passare degli anni e delle differenze, io rivedevo in lui quello sguardo acutissimo accompagnato dalla piega ironica della bocca, e sentivo di nuovo dentro di me la stima e l’affetto del ragazzo del 1967.
Io non ho altri ricordi che questi di Antonio La Forgia e so che essi sono molto distanti da gran parte di quello per cui sarà ricordato, che invece mi è estraneo. Però per me questo è un ricordo bello e forte e tanto vorrei che lo sia stato anche per lui.
Addio caro Antonio.