DI LIDANO GRASSUCCI
Fa caldo, un caldo umidato, un caldo fastidioso. Fastidioso che se lo scomponi diventa “fasti di dio che so”. Le parole hanno dentro segreti, sono parole che nascono sedime di altre parole, ogni parola è conglomerata di altro. Il pensiero, comunque, segue un suo corso che non è certo già ordito, ragionevole, ma solo impazzito.
Un uomo abbraccia una ragazza,
Dopo che aveva pianto
Poi si schiarisce la voce,
E ricomincia il canto
Lucio Dalla, Caruso
Davanti ad un mare piatto come il piano da cui l’uomo era partito. In testa un pensiero in viaggio, una corsa senza traguardo. Quel mare piatto e come oasi gli ombrelloni misura della spiaggia per viaggianti a passo di bagnasciuga, l’onda è una carezza.
Quel giorno in cui occhi si incrociarono, poi andarono via, poi restarono scritti in un libro che non aveva repliche. Dicono che Ulisse abbia resistito al canto delle sirene, ma non sfidò lui mai il loro sguardo.
La memoria confonde e dà l’oblio
Chi era Nausicaa, e dove le sirene
Circe e Calypso perse nel brusio
Di voci che non so legare assieme
Mi sfuggono il timone, vela, remo
Francesco Guccini, Odysseus
Così ora sono verso questo piatto mare a pensare alla nave che avrebbe potuto offendere le onde, poi diritta a far vela verso l’orizzonte mentre i marinai raccontano l’un l’altro di quel sogno che ciascuno ha sognato e poi, poi lasciato per questo viaggio che chiamano vita. Lei è sempre un miraggio, poi… va via lo sguardo.
I marinai, io non navigo, forse scrivono i pensieri così come vengono, così come vanno persi nella scia, su fogli di carta bagnati. Scrivono di quella cosa rara che è sentire quello che ancora non riesci a dire, e lasciano nel libro di bordo storie che non leggerà nessuno di Giovanne D’Arco e del loro orgoglio. Quanto era vicina.
Fa caldo, un caldo umidato. E quel viaggio sente un profumo mai sentito tra sentori di piante scese da galee veneziane, armonie di alcole da mettere nel trucco, tutti restano di stucco.
Dio mio che confusione, che discussione, ordini al mare… scritto sul libro di bordo il senso di un incontro, poi c’è il mare. E stai li a pensare
A nord del tempio di Kasuga
Sulla collina delle giovani erbe
Mi avvicinavo sempre di più a loro
Quasi per istinto e poi
Sagome dolci lungo i muri
Bandiere tenui più sotto il sole
Passa un treno o era un temporale
Sì, forse lo era
Eugenio Finardi, Le ragazze di Osaka
Lei non chinava il capo e colpito da stupore restavo a leggere il libro di bordo e credevo che esistono viaggi, incontri, e poi se scopri l’America poi non la puoi ricoprire.
Isabella è la grande regina del Guadalquivir
Ma come lui è una donna convinta che il mondo non pùo finir lì
Ha la mente già tesa all’impresa sull’oceano profondo
Caravelle e una ciurma ha concesso, per quel viaggio tremendo
Per cercare di un mondo lontano ed incerto che non sa se ci sia
Ma è già l’alba e sul molo l’abbraccia una raffica di nostalgia
Francesco Guccini, Cristoforo Colombo
Non contate le miglia di questo racconto, ma guardate gli occhi che guardati guardano.
Nella foto: Luis De Madrazo, Isabella la cattolica
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12 Giugno 2022