DI MARIO PIAZZA
Anche senza l’istrionismo di Beppegrillo e le campagne anti-casta del M5S si è celebrato ieri un altro V-Day.
Questa volta i manifestanti non erano in piazza a urlare slogan suggestivi. Erano al mare, in montagna o semplicemente a casa con le proprie famiglie… Non importa dove fossero ma al contrario conta dove non fossero, e almeno quattro italiani su cinque non erano a farsi prendere per il sedere nei seggi elettorali dei referendum.
Alla fine lo abbiamo capito che è una presa per il sedere.
Lo è chiederci di risolvere con un semplice SI/NO problemi complessi di cui non sappiamo un accidente lasciati insoluti per decenni dagli specialisti.
Lo è spacciare per volontà popolare un voto che troppo spesso è stato poi gettato nella spazzatura dalla politica. Basti pensare alle difficoltà che ancora oggi le donne incontrano se decidono di abortire o ai milioni di Euro di profitti che le municipalizzate incassano sulla gestione dell’acqua pubblica che noi, popolo bue, avevamo deciso non potesse avere fini di lucro.
Lo è camuffare da quesiti sociopolitici le guerricciole tra poteri dello stato e i tiri alla fune tra coalizioni politiche in cerca di supremazia o peggio, come in questo caso, per dare una mano alla loro parte più disonesta.
Lo è vietare quei referendum dove davvero avremmo potuto dire la nostra con cognizione di causa, penso alla eutanasia e alla liberalizzazione della cannabis e a tanti altri referendum che sentivamo nostri in passato ma sui quali ci hanno impedito di esprimerci.
Si dice che nessun somaro inciampi due volte nello stesso ostacolo.
A noi ne sono servite parecchie di più ma alla fine l’abbiamo capita.
Inventatevene un’altra, pagliacci.