DI BARBARA LEZZI
Aver bloccato la realizzazione dei desiderata di Salvini, Renzi, Bonino, Berlusconi e gli altri con una trionfale assenza di partecipazione popolare è una misera soddisfazione che appartiene alla nostra debole politica.
Anziché affrontare profondamente questo dato, da una parte si scaricano le responsabilità su altri e dall’altra si sventola la mediocre ragion di Stato secondo cui si sono sprecati soldi pubblici per un referendum flop.
Eppure, non dovrebbe essere questo il criterio con cui analizzare l’indifferenza dei cittadini alla chiamata della politica. Il punto è che i cittadini sono marginali in tutto e hanno sonoramente rifiutato di essere consultati per far piantare qualche bandierina al leader di turno.
E c’è, tra i cittadini, la pervasiva convinzione che votare sia inutile, che tanto non ci sarà rispetto per le scelte che faranno. D’altronde, uno dei referendum più partecipati come quello sull’Acqua pubblica è stato disatteso prima e umiliato da questo governo oggi. E inoltre, uno dei quesiti, quello sulla legge Severino che avrebbe consentito il ritorno dei condannati nelle Istituzioni, si è portato appresso l’ambiguità di chi promuoveva il NO. Il PD, infatti, è d’accordo con il centrodestra per modificare questo vincolo di etica e civiltà imposto da una legge che vide consenso trasversale. Lo stesso che oggi vuole abrogarla o peggiorarla.
I cittadini votano ma si ritrovano sempre guidati da pseudo tecnici appoggiati da maggioranze marmellata in cui nessuno ha il coraggio di dissentire con forza malgrado il volere degli elettori. Anche Fratelli d’Italia si accoda a Draghi per sue convenienze strategiche.
È triste la rassegnazione in cui stanno scivolando i cittadini, c’è poco da far festa ma c’è anche molto da lavorare.