DI CLAUDIA SABA
Il MoVimento 5 Stelle, in principio, era il “Movimento”.
Con i vaffaday, i banchetti in piazza, l’entusiasmo della moltitudine e la democrazia dal “basso”.
Una forza politica esplosiva, che in pochi anni aveva riportato la gente al voto.
Poi il “principe” di quel movimento, il più acclamato di tutti, ha pensato bene di distruggerlo.
Ha deviato dalla strada maestra e difeso con forza l’avvento del
“governo dei migliori”.
Ed è arrivata la morte dei cinque stelle, trasformati dal principe in un partito uguale a tutti gli altri.
I risultati di oggi, disastrosi e quasi vicino allo zero, sono una debacle.
Un blackout.
Ma Di Maio non si tocca.
È ancora lì, al suo posto, a distruggere quel che resta.
Si era sperato nel miracolo “Conte” ma i miracoli in politica non esistono.
Esistono i fatti.
Per cittadini che chiedevano certezze, promesse mantenute, correttezza.
L’onestà proclamata e urlata nelle piazze per tanti anni.
E invece hanno trovato l’inganno, ancora una volta.
Traditi da chi si proclamava migliore.
Il sogno di cittadini che davvero avevano creduto al cambiamento di questa classe politica corrotta, si e’ schiantato miseramente al suolo.
Morto senza nessuna possibilità di risalita.
Comuni come Genova, al 18% alle scorse amministrative, oggi non arriva al 5%.
A Padova e Palermo si parla del 1%.
La perdita di consensi dei cinque stelle non è stato l’astensionismo come qualcuno vorrebbe far credere.
Ma l’aver tradito i suoi militanti.
Da “uno vale uno”
all’individualità.
Dalle piazze e la democrazia dal “basso”, al governo dei migliori.
Gli elettori hanno punito l’inganno subito.
La verità fa male.
Ma l’ipocrisia fa peggio.