“INFLAZIONE PANDEMICA” E CRISI DA PAURA: POCHI AD AVVERTIRE, TROPPI A NASCONDERE

DA REDAZIONE

 

Prima pandemia Covid, poi guerra in Ucraina e sanzioni alla Russia. Ora l’inflazione ‘pandemica’. In tilt le Borse europee assieme a Wall Street per la stretta monetaria della Federal Reserve nella sua guerra all’inflazione record (negli Usa ai massimi da oltre 40 anni). Mercati, «Fed alzerà due volte i tassi entro luglio prima dello stop elettorale». La Borsa di Milano ha perso 30 miliardi di capitalizzazione in 2 sedute.
Tutto prevedibile, sostiene Piero Orteca, spesso denunciato, anche a rischio di accuse scaramantiche. «Ma non bisognava essere super economisti per intuire la botta che si stava preparando».

La politica per aria

La verità è che viviamo in un mondo sottosopra, dove chi fa politica spesso non ha una chiara percezione dei problemi finanziari della gente. Ci si innamora delle grandi idee che salveranno il mondo. Giusto. Ma se ci si concentra solo su quelle, scordandosi di pane e companatico, allora è diverso. Chi “salverà”, per dirne una, i milioni di neonati rimasti (incredibile, ma vero) senza latte artificiale scomparso da tutta l’America? E chi spiegherà agli automobilisti Usa, sempre più inferociti, come mai la benzina è rincarata, in un anno e mezzo, del 120%, arrivando a 5 dollari al gallone? Se volete sapere quale possa essere l’algoritmo della catastrofe, seguite questo semplice ragionamento.

Prima fu la pandemia

La pandemia ha devastato l’economia mondiale. E quella americana. Biden ha reagito con un superstimolo da 6 trilioni di dollari, corretto nella strategia, ma assolutamente sbagliato nella quantità. Ha gonfiato la massa monetaria e le politiche di welfare hanno fatto il resto. Così, dopo un progressivo calo della domanda dei consumi si è ripartiti a razzo. Con un problema: la ripresa postpandemica ha risentito violentemente dell’interruzione della catena degli approvvigionamenti. Sono venuti a mancare, di botto, energia, materie prime e semilavorati (su scala globale). Ergo: i prezzi hanno cominciato a salire, perché la moneta non “incontrava” i beni da comprare.

L’inflazione sottovalutata

L’inflazione, alla fine del 2021 (cioè, prima dell’invasione dell’Ucraina) negli Stati Uniti era già al 5%. La Federal Reserve l’ha sottovalutata, forse per non bloccare la crescita, che comunque già era buona. Nel frattempo, l’Amministrazione Biden ha continuato nella sua politica di “spendi e spandi”, nel tentativo di concretizzare i suoi faraonici progetti infrastrutturali e di welfare. Putin ha poi tolto il tappo al vaso di Pandora, scatenando i venti ciclonici della crisi, che comunque già turbinavano.

Poi la guerra non evitata

Ora, senza entrare nel merito della guerra, dove tutte le ragioni sono lapalissianamente dal lato dell’Occidente e dell’Ucraina, va considerato che, probabilmente la gestione statunitense della crisi non è stata, per così dire, “impeccabile”. Secondo molti (e accreditatissimi) analisti, si poteva fare di più e di meglio, soprattutto nei sei mesi che hanno preceduto l’invasione. Il problema? Diciamo che la strategia adottata, per usare un termine proprio della metodologia della ricerca scientifica, è “per prova ed errori”. Cioè, per farci capire, andare avanti senza obiettivi precisi, che vengono delineati, di volta in volta, a seconda dei risultati.

Scenari precari e inflazione pandemica

È chiaro, a tutti coloro che si occupano di economia internazionale, che scenari geopolitici così precari impediscono elaborazioni affidabili sull’andamento dei mercati, anche nel breve periodo. E infatti, a questo volevamo arrivare. L’inflazione americana è diventata “pandemica”. Ha contagiato l’Inghilterra nel settembre del 2021 (allarmando subito la Bank of England) e poi si è estesa al resto dell’Europa, nella quale, a nostro giudizio, c’era, come negli Usa, anche qui un problema di superstimolo (e di massa monetaria).

BCE, politica economica o economia politica?

La BCE è rimasta praticamente ferma, facendo un discorso “politico” , più che un ragionamento strettamente tecnico. Errore. Perché se non lo fai prima, est modus in rebus, lo devi fare dopo, tutto in una volta, quasi nottetempo. Come infatti è avvenuto. Ieri è stata una giornata di passione, su tutti i mercati, a cominciare da quelli asiatici. La Borsa americana ha dato brutti segni di cedimento, come quelle europee. Biden può dire quello che vuole e attribuire le sue disgrazie a chi vuole. Ma una grande democrazia, come quella Usa, sa leggere bene la realtà, senza partigianerie.

Guerra mondiale all’inflazione

“Ieri i sondaggi lo hanno massacrato. Il “Job approval” è in caduta libera e i grandi giornali progressisti, come il Washington Post o il New York Times, scrivono di economia il minimo indispensabile. Dietro le quinte tutti riconoscono che ormai, se i Democratici vogliono salvare le elezioni di Medio termine, devono obbligare Biden a una guerra mondiale: quella all’inflazione”.

Di Piero Orteca

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14 Giugno 2022