ADESSO BASTA PERO’!

DI MARIO PIAZZA

 

La prima volta che sentii usare la parola “femminicidio” ebbi subito la sensazione che si trattasse di un termine ad effetto buono per il giornalismo sensazionalista ma che non avrebbe fatto alcuna differenza in termini di comprensione, prevenzione e repressione di un fenomeno come la violenza di genere che, se è vero che arriva alle sue estreme conseguenze “solo” un centinaio di volte l’anno, è altrettanto vero che per centinaia di migliaia di donne la componente Paura entra a far parte di relazioni presenti e passate con conseguenze che un uomo neppure riesce a immaginare.
E’ per questo che nei trent’anni in cui questa aberrazione sociale è venuta alla luce non è stato fatto assolutamente nulla. Perché sono in stragrande maggioranza uomini quelli che dovrebbero reprimerla con le leggi, idem per chi giudica con clemenza i colpevoli e di nuovo idem per le forze dell’ordine che raccolgono svogliatamente le denunce delle vittime ficcandole subito dopo a ingiallire in qualche cassetto.
Quasi ogni volta che una donna viene uccisa da un partner presente o passato scopriamo che esistevano denunce, che i conoscenti sapevano o immaginavano, che l’assassino aveva precedenti di violenza o che aveva dato segni di squilibrio mentale…
In ultima analisi scopriamo che siamo suoi complici per non aver fatto assolutamente nulla e che abbiamo delegato la difesa delle donne a poche psicologhe da talkshow e a gruppi di volontariato senza mezzi né potere e che spesso ci divertiamo pure a dileggiare come estremiste fanatiche.
Così vanno le cose, risparmiamoci almeno l’ipocrisia di inorridire quando posiamo lo sguardo sui volti delle donne che noi abbiamo lasciato macellare girandoci dall’altra parte.
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