DI EMILIANO RUBBI
Io credo che la maggioranza degli italiani sia, di base, di destra.
E credo che, visto che Berlusconi ormai è da considerare out per motivi anagrafici e che Salvini si è bruciato ogni sorta di credibilità presso il proprio elettorato, adesso gli elettori della destra stiano convergendo su di lei, che si è mostrata senz’altro più coerente e preparata dei suoi avversari nel campo conservatore.
Ma non penso che possa durare molto, in linea di massima.
Mi sembra più che altro una scelta dovuta alle contingenze.
Dopo di lei si innamoreranno di un altro personaggio di destra, che si chiami Berlusconi, Renzi o Salvini.
Ciò non toglie che, se si votasse domani, la destra vincerebbe a mani basse e lei sarebbe la nuova Presidente del Consiglio.
Perché non esiste un’altra coalizione in grado di vincere, allo stato attuale.
Il PD se la gioca con la Meloni per il titolo di “primo partito”, ma conta poco se i propri alleati ormai viaggiano sul filo dei punti percentuali da contarsi sulle dita di una mano.
Il governo Draghi, al momento, regge solo perché Salvini e Conte hanno una paura fottuta di andare al voto.
Il primo perché sa che perderebbe di brutto il confronto con la Meloni, il secondo perché sa che scomparirebbe.
Incredibile, eh?
Chi l’avrebbe mai detto che, se un partito nato come anti sistema si trasforma, nel giro di un paio di anni, in una copia sbiadita del PD, poi gli elettori non lo votano più?
E dire che c’era gente che affibbiava patenti da “statista” a Conte, che poverino ancora sta cercando di capire come ha fatto il suo partito a passare dal 32% al quasi nulla.
Una sinistra sul modello di quella di Melenchon in Francia, da noi non esiste.
Cioè: esistono partiti su quel modello, ma hanno percentuali da zerovirgola.
Forse perché gli italiani sono di destra, come detto, o forse perché la sinistra non è in grado di comunicare con loro le proprie idee.
Il dato di fatto è che, comunque la si voglia girare, alle prossime elezioni non potrà mai finire bene.
Prepariamoci.