DI VINCENZO G. PALIOTTI
Devo confessare che sono rimasto sorpreso, e con me tanti, per l’esito delle elezioni del 12 giugno scorso che hanno visto, A Palermo, la città di Falcone e Borsellino, l’elezione a Sindaco del candidato Roberto Lagalla e non perché appartiene alla destra ma per come e da chi è stato presentato e supportato.
Palermo, una città che ha vissuto pagine tragiche negli anni ’80 quando ogni giorno si contavano morti ammazzati da cosa nostra in pieno giorno, in mezzo alla gente. Una stagione di massacri che è continuata degli anni a seguire e culminata con le stragi di Capaci e di Via D’Amelio dove, sempre in pieno giorno e tra la gente, venivano trucidati Giovanni Falcone, sua moglie Francesca Morvillo e tre uomini della scorta e, 57 giorni dopo, Paolo Borsellino con tutta la sua scorta, davanti alla casa della madre.
Ricordiamo bene quei periodi e i tanti funerali, in pompa magna con la presenza dello Stato, quella presenza che è mancata di manifestarsi prima. La rabbia della gente al passare dei feretri, le invettive contro le massime autorità dello Stato, le lenzuola bianche esposte a tutti i balconi. Palermo allora si schierava apertamente contro la mafia.
Tornando ai nostri giorni è quanto meno a titolo informativo che ci si chiede dove è finita quella folla di persone se è stato scelto come primo cittadino un uomo sostenuto da Salvatore Cuffaro, detto Totò “vasa, vasa” e Marcello Dell’Utri, condannati definitivamente per partecipazione esterna alle attività mafiose, Dell’Utri condannato anche, in primo grado, nel processo della trattativa “Stato mafia”. Forse il tempo avrà “sbiadito” certi ricordi ma come la mettiamo con l’arresto di un candidato consigliere della lista dell’attuale sindaco? Arrestato avvenuto appena una settimana prima delle elezioni, per voto di scambio.
In tutto questo c’è da chiedersi se all’anniversario di Via D’Amelio si presenterà qualcuno per celebrare Paolo Borsellino e la sua scorta, e se si con quale coraggio? E lo stesso sindaco, che già pare aver esternato il suo dissenso verso “cosa nostra”, cosa dirà, e come pensa di essere creduto con “sostenitori” e compagni di coalizione di quella risma?
Tutto ciò rimane un “mistero” da aggiungere a tanti altri che riguardano proprio la commistione mafia/politica destinati a rimanere tali.
Sarà quindi e certamente la solita, ipocrita celebrazione per qualcosa in cui in fondo, e non tanto in fondo, pochi credono, meno che meno quelli che lo hanno eletto primo cittadino facendo “rivoltare” nella tomba due palermitani caduti per difendere il loro paese e la città dove sono nati e cresciuti.