DI ANTONELLA PAVASILI
Tre anni fa, come oggi, apprendevamo attoniti che il Maestro stava male.
Ripropongo le mie parole di incoraggiamento.
Non servirono perché il Maestro non si “cataminó”…o forse sì…
In fondo non l’abbiamo mai perso.
“GENTILE MAESTRO CAMILLERI,
sarò breve, brevissima.
Fa caldo e dalle parti nostre a quest’ora usiamo riposare mezz’oretta.
Glielo dico per le vie brevi, senza troppo struscio.
“Si susissi” da quel letto che c’è ancora tanto da fare!
E “Vossia” lo sa.
Bisogna ancora scrivere e predicare.
Bisogna ancora andare al mare, di mattina presto, a vedere il pescato che portano i pescherecci.
Bisogna ancora urlare Maestro mio!
E la sua voce a “trummuni” è perfetta, arriva lontano, lontanissimo.
Da questa nostra amata e amara terra, passa lo Stretto di Messina, scuote Roma e raggiunge le Alpi.
E poi Maestro ci sono i cannoli!
Bisogna ancora mangiare tanti cannoli.
Con la scoccia friabile e il ripieno di ricotta e la frutta “‘ngilippata” appiccicata alle estremità.
E “Vossia” lo sa Maestro, coi cannoli si scherza poco!
Qui da noi, quando la faccenda si fa seria, si mangiano due cannoli e si riparte…
Piuttosto, mi chiedo, glieli avranno dati due cannoli ai dottori che la stanno curando?
Spero di sì.
Ma, se così non fosse, che stessero tranquilli.
Quando ci restituiranno il nostro Maestro, più “camurriuso” che mai, gliene faremo avere a quintali di cannoli.
Parola d’onore.
Ma intanto “Vossia si cataminassi”… e non facciamo scherzi, intesi?
A presto ”
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