DI LIDANO GRASSUCCI
Vengo dal vino, la birra era un dissetante. La birra era da accaldati alla mietitura, alla raccolta dei pomodori, dei cocomeri… La birra non impegnava e con la gassosa ci stava bene per vincere ogni afa in questa palude sospesa e mai realmente bonificato.
Era il 1988, a Latina un folle, pure destro, come Ferdinando Parisella innamorato di celtici riti e dell’Irlanda si inventa un pub, un posto per bere la birra con sopra due patatine. Il pub Doolin
Certo prima c’era stato Rocco in via Cesare Battisti che ci emancipò alla maionese e alla salsa ketchup, poi arrivò il Leone Rosso di via Marconi con Luca Velletri che ci emancipò a “na cica de musica” oltre a bere.
Ma nessuno, dico nessuno, aveva pensato ad un quartiere fatto di pub, di tempo libero. Ferdinando vide quello che nessuno vedeva che esisteva una domanda dei ragazzi di Latina di vivere la sera. Vedeva che essere felici non era peccato anche se ci dovevi bere su per farti venire le parole dell’amore o solo le parole per parlare.
Non era facile vedere quello che non c’era. L’iniziativa ottenne anche il sostegno della Camera di Commercio, presidente Alfredo Loffredo, che aveva creato, a imitazione del modello di Camera di Commercio Milano, il Punto Nuove Imprese.
Idea folle, i benpensati pensarono che tutto sarebbe finito presto, invece quella dei pub e del tempo libero è l’unica funzione nuova portata in centro storico, l’unica idea economica che ha funzionato per non far morire la città. Ma non è venuta agli intellettuali, ai guru del pensiero politico corretto, ai cultori zelanti della città, ma a chi “voleva far festa”.
Con tanta “retorica da successo” Ferdinando Parisella la spiega così: