DI LIDANO GRASSUCCI
Verrà demolita la Robb Elementary School di Uvalde, in Texas, teatro della strage che il mese scorso è costata la vita a 19 studenti e due insegnanti. Lo ha detto il sindaco Don McLaughlin durante un incontro con gli abitanti della città che chiedevano risposte dopo il massacro del 24 maggio. L’annuncio del sindaco è arrivato senza l’indicazione di una data.
“A quanto mi risulta – ha detto in dichiarazioni rilanciate anche dalla Bbc – quella scuola sarà demolita. Non si potrà mai chiedere a un bambino o a un insegnante di tornare in quell’istituto”.
Lo stesso era accaduto con la Sandy Hook Elementary School di Newtown, in Connecticut, demolita dopo il massacro del 2012 con 20 studenti e sei adulti uccisi. Poi è stata costruita una nuova scuola nella stessa area.
Fin qui l’agenzia, il lancio è della Adn Kronos. A me suggeriscono una riflessione: è giusto cancellare le cose, anche le cose brutte? Quella strage c’è stata, la sua ferita è fresca, ma abbattendo l’edificio non risorgono gli studenti, non facendola vedere agli altri studenti non si salvano gli studenti morti…
In America gli edifici hanno una scadenza, sono macchine che finito il loro lavoro, vengono sostituite. Loro, gli americani, non hanno il feticcio delle pietre, ma la coscienza delle cose.
Se i romani avessero tolto il Colosseo per cancellare la violenza dei giochi che vi si svolgevano, compreso il martirio dei cristiani, oggi l’umanità sarebbe più povera.
Cerco sempre di rapportare le cose del mondo nel mio mondo per ragionarci su. Anche noi abbiamo abbattuto edifici simbolo del male, del male assoluto per dirla con uno dei leader della destra italiana Gianfranco Fini. A Latina abbiamo abbattuto la casa del fascio, abbiamo tolto i simboli del male. Giusto? Allora abbiamo tolto qualcosa alla Storia?
Cambio prospettiva, perché se si legge la Storia per la Storia successiva ogni “abbattimento” è “cancellazione” ma se si legge dal punto di vista umano e contemporaneo tutto cambia. La scuola di Uldave non la abbattono furiosi iconoclasti di secoli dopo, ma madri e padri dei ragazzi morti nella strade ed abbattono un edificio del loro tempo, contemporaneo a loro che non ha il peso del tempo ma il dolore di oggi. Quando abbiamo abbattuto, con piacere, la casa del fascio ad Aprilia è stato fatto dalle madri dei ragazzi mandati a morire in guerra, da chi (pochi) è tornato dai campi di sterminio perché pregava nel Tempio e non in Chiesa, da chi aveva perso un braccio, una gamba, la pietà, la dignità. I padri e le madri dei giovani della Resistenza. Abbattere non è privare la storia di un suo pezzo è fare giustizia nella storia.
Sono contro ogni pena di morte, tutte, ma a Norimberga non giudicavo io, la mia coscienza, ma milioni di morti disumane, chi si era posto fuori da ogni umanità.
Il male esiste, non si cancellerà mai, ma solo chi ha il dolore dentro può capire il senso di non lasciare un monumento alle revisioni di chi sarà senza dolore.
Abbatterei quella scuola perché ho abbattuto le mie case dell’orrore
Lo avrai
camerata Kesselring
il monumento che pretendi da noi italiani
ma con che pietra si costruirà toccherà deciderlo a noi
…
soltanto col silenzio del torturati
più duro d’ogni macigno
soltanto con la roccia di questo patto
giurato fra uomini liberi
che volontari si adunarono
per dignità e non per odio
decisi a riscattare
la vergogna e il terrore del mondo
Pietro Calamandrei
Ecco con che pietra ricordare quella strage toccherà ai genitori dei ragazzi, alla gente di quella comunità padroni unici del loro silenzio.
Io la penso così in odo ad ogni disumanità sia di una sia di tanti.
Nella foto la città di Aprilia prima della guerra.
Da:
23 Giugno 2022