ALLARME ENERGIA, “PRESTO ZERO FORNITURE DA MOSCA”

DI PIERO ORTECA

 

Mentre l’Italia ha deciso di non alzare il livello di allerta sulla crisi del gas, l’Agenzia internazionale dell’energia, l’AIE, lancia l’allarme: l’Europa si prepari a una completa interruzione di forniture da parte della Russia, e prima dell’inverno.
La decisione della Russia di ridurre le forniture di gas ai paesi europei la scorsa settimana, il primo di una serie di tagli.

Siamo un Paese in guerra

Senza ipocrita retorica e politica, di fatto, siamo in guerra, anche se si tratta di un conflitto “mediato”, senza spararci proiettili ma ricatti economici di varia natura. Ieri, il direttore dell’AIE, l’Agenzia internazionale per l’energia, Fatih Birol, ha lanciato un allarme preciso: “L’Europa deve essere pronta nel caso in cui il gas russo le sia completamente tagliato. Più ci avviciniamo all’inverno e più comprendiamo le intenzioni di Mosca. Credo che i tagli siano orientati a evitare che l’Europa riempia i depositi di stoccaggio”. In questo modo, aggiungiamo noi, Putin potrà aumentare il suo potere contrattuale, di “ricatto” nei confronti delle economie occidentali.

Financial Times e carbone

Birol intervistato del Financial Times, ha anche aggiunto che il recente dimezzamento delle forniture attuato dai russi, può essere visto in un’ottica di vera e propria strategia geopolitica. Si tratta di una situazione di emergenza, che giustifica, secondo l’AIE, la rimessa in funzione di vecchie centrali a carbone. Indispensabili, in questo momento, per tappare un buco energetico consistente, capace di indurre ben più gravi conseguenze su tutta la filiera produttiva e sociale. Certo, il carbone è altamente inquinante e aumenterà in maniera esponenziale le emissioni di CO2. Sarà in qualche modo pregiudicato il calendario “ecologico” europeo, tuttavia i benefici, almeno nel breve periodo, saranno superiori ai costi.

Excusatio non petita

Fatih Birol, arrampicandosi un po’ sugli specchi, ha sostenuto che l’Unione “recupererà terreno”, accorciando i tempi di transizione verso le “rinnovabili”. Per la verità, questa giustificazione suona molto come una “excusatio non petita”. Ma in questi frangenti, i Paesi dell’Europa occidentale hanno poco da scegliere. Il capo dell’AIE, però, ha fatto notare che il Vecchio continente, finora, non sembra avere reagito con la necessaria prontezza, per accelerare le politiche di stoccaggio del gas. Sembra quasi che non si voglia accettare l’ipotesi che la Russia possa tagliare tutte le forniture da un giorno all’altro. Anche con un certo anticipo, rispetto a quanto vanno pensando politici e strateghi occidentali.

Alternativa gas che ancora manca

Finora l’Europa ha abbassato la percentuale di gas importato dalla Russia, indispensabile per far funzionare i suoi sistemi sociali ed economici. Secondo calcoli statistici (quelli fatti dall’Icis), prima dell’invasione dell’Ucraina l’Unione importava il 40% del suo fabbisogno di gas dalla Russia. Oggi è scesa a una quota del 20%, circa. L’approvvigionamento è stato diversificato puntando, principalmente, sull’import di GNL, cioè gas naturale liquido. Che per essere utilizzato dev’essere prima riconvertito, attraverso impianti di rigassificazione. Comunque, proprio tenendo conto dell’emergenza, il responsabile dell’AIE ha esortato gli Stati che stanno seguendo un programma di denuclearizzazione energetica a fermarlo immediatamente.

Il sospettabile ritorno dell’atomo

Perché l’atomo, in questa fase, diventa un componente indispensabile per la produzione di elettricità. Ma non tutti la pensano così. Il Cancelliere tedesco Scholz ha un problema: i Verdi. In questo caso, per la verità, ci riferiamo al senso pratico (ma sarebbe meglio dire alla logica politica) della Ministra degli Esteri, Baerbock. Elmetto e baionetta quando si tratta di combattere i russi, Frau Annalena proprio non ne vuol sapere di produrre energia elettrica col nucleare: che in Germania già ci sarebbe. Giusto o sbagliato che sia, non importa. Da quelle parti i Verdi non “pensano”, “credono”. E l’atomo è un dogma che infrange le Tavole della legge. Per cui, si chiude.

Germania tra atomo e carbone

Le bollette schizzano alle stelle e i poveri “arbeiter” pagano il prezzo di una “foreign policy” sempre più schizoide: carri armati tedeschi, ma albe radiose, che vedono svolazzare le farfalle, in uno scenario senza nucleare. Ma con montagne e montagne di nerissimo carbone. Certo, la Germania è proprio un caso-scuola, da psicologia sociale, applicata alla politica. Ma la mancanza di senso pratico, cioè proprio di quella qualità alla quale si appella il direttore dell’AIE, per salvare capra e cavoli, sembra una costante dell’attuale crisi planetaria. Specie quando si parla di energia, la cui disponibilità “finita” si scontra con la crescente domanda dei grandi Paesi dallo sviluppo accelerato.

“Le transizioni, storicamente, sono sempre i periodi più difficili per una società. Non siamo più quelli che eravamo e non siamo ancora ciò che vorremmo essere”.

Di Piero Orteca

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23 Giugno 2022