OLTRE L’OCCIDENTE. L’ALTRO MONDO CHE DICE NO A NATO E DOLLARI

DI ENNIO REMONDINO

 

Vertice fra Brasile, Russia, India, Cina, e Sud Africa, il BRICS. Un G5 alternativo ai 7 incerti Grandi occidentali. L’occasione per Putin di uscire dall’isolamento internazionale. I cinque del BRICS da soli rappresentano il 40 per cento della popolazione del mondo e il 23 per cento del suo Pil globale.
La Cina alla guida di un modello di sviluppo alternativo. Il presidente russo propone una nuova valuta che sostituisca quella egemone statunitense.

Oltre l’Occidente

Al vertice dei Brics, la Russia non è sola, Vladimir Putin non è un paria, e dalla rottura con l’Occidente sta nascendo un nuovo ordine mondiale contrassegnato dalla fine dell’egemonia americana. È il messaggio che il presidente russo ha voluto inviare al mondo durante il suo intervento al BRICS Business Forum. «No alle sanzioni. No all’espansione della Nato. Sì alla globalizzazione. Sì al dialogo per una ripresa economica guidata dall’innovazione».

Oltre le democrazia liberali

Il mondo non occidentale che immagina un futuro diverso da quello proposto dalle democrazie liberali in reazione alla guerra in Ucraina. Un futuro nel quale c’è spazio anche per Vladimir Putin. Nel summit Brics, assieme ai leader dei principali mercati emergenti e Paesi in via di sviluppo, il presidente russo torna a dialogare in un consesso di leader internazionali dopo aver ordinato l’invasione dell’Ucraina, rileva Lorenzo Lamperti sul Manifesto.

Globalizzazione presente futuro

Con Xi Jinping padrone di casa e Putin, anche l’indiano Narendra Modi, il brasiliano Jair Bolsonaro e il sudafricano Cyril Ramaphosa. Il presidente cinese ha aperto il forum d’impresa che precede il vertice vero e proprio esortando a “cogliere la tendenza dei tempi e a collaborare per un «futuro luminoso. La tendenza è la globalizzazione e non è possibile tornare indietro nella storia”.

Sanzioni arbitrarie e irresponsabili

Da qui l’ostilità nei confronti di sanzioni «arbitrarie e irresponsabili». Un «boomerang» e «un’arma a doppio taglio», secondo Xi. «Politicizzare, strumentalizzare e trasformare in un’arma l’economia mondiale usando la posizione dominante nel sistema finanziario globale per imporre arrogantemente sanzioni finisce solo per colpire gli altri e se stessi, lasciando la gente nel mondo a soffrire». Tanto da mettere a rischio gli «sforzi degli ultimi decenni per la riduzione della povertà».

La logica dei blocchi

Xi si è scagliato anche contro la logica dei blocchi: «Non si possono espandere le alleanze militari e cercare la propria sicurezza a spese della sicurezza di altri paesi». Un chiaro riferimento all’Alleanza Atlantica a pochi giorni dalla storica partecipazione dei leader di Giappone e Corea del Sud al summit della Nato. «Narrativa funzionale a Pechino come chiave interpretativa su Pacifico e Taiwan», la lettura politica di Lorenzo Lamperti.

Le proposte oltre l’Occidente

L’impegno a una iniziativa di sicurezza globale (la Global Security Initiative, evoluzione retorica della Belt and Road) «Un modello sempre più alternativo a quello contrappositivo degli Usa». La Cina che si propone c come protettore del mondo in via di sviluppo. Con i Brics ingranaggio utile anche a smontare la teorica compattezza del fronte anti russo tra Washington e i suoi alleati, veri o presunti. Emblematico il caso dell’India, che accompagna la sua partecipazione al Quad occidentale a una forte cooperazione con Mosca.

La colpe e i meriti

Nessun riferimento alla crisi Ucraina, e Putin ha addossato sull’Occidente le responsabilità dell’arresto della ripresa post pandemica. «I partener occidentali trascurano i principi base dell’economia di mercato, del libero scambio, dell’inviolabilità della proprietà privata, perseguono un percorso macroeconomico sostanzialmente irresponsabile», ha detto il presidente russo che individua nella «rottura deliberata dei legami di cooperazione» la causa di una «crisi cronica dell’economia globale».

De-dollarizzazione

Putin ha anche avvisato che i paesi Brics stanno lavorando alla creazione di una valuta per gli scambi internazionali basata sul paniere delle valute degli stessi paesi. In sostanza, una «de-dollarizzazione». «Un modo anche per mettere pressione ai partner, Pechino in primis, e cercare di velocizzare la creazione di sistemi alternativi per aggirare le sanzioni. Un tema a cui, piaccia o non piaccia, sono sensibili in molti», l’annotazione finale.

«Sotto il profilo economico, è già ora una guerra mondiale», la valutazione di Lucio Caracciolo, di Limes. «Non credo a una facile convergenza delle loro agende, ma il rischio è che comincino a costruirsi un loro recinto».

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23 Giugno 2022