DI ANTONELLA PAVASILI
Torna a splendere il sorriso di Willy.
È un sorriso amaro forse, certamente nostalgico, di sicuro malinconico.
Perché Willy avrebbe preferito sorridere a mamma e papà abbracciandoli, avrebbe preferito sorridere ai suoi amici scherzando in spiaggia, avrebbe amato dedicarlo a quella ragazzina di cui si sarebbe innamorato, il suo sorriso.
Ma Willy non c’è più.
Due balordi lo hanno massacrato di botte qualche anno fa solo perché lui cercava di difendere qualcuno.
Che cretini!
Cosa credevano? Di ammazzarlo davvero?
Si sono sbagliati.
Perché Willy non è più vivo, ma non è mai morto.
È sempre rimasto nel cuore di chi lo ama e di chi da quel sorriso si è lasciato trapassare il cuore.
Perché la giustizia c’è, a volte c’è.
E loro, i balordi, sono stati condannati all’ergastolo.
Ma in realtà si erano già condannati da soli.
Loro sì, morti ammazzati.
Ammazzati dalla loro oscena violenza, dall’arrogante forza di quattro stupidi muscoli, dalla vigliacca prepotenza di chi colpisce e colpisce un ragazzo dolcissimo.
E oggi Willy torna a sorridere.
I suoi genitori e chi lo ha amato piangono, è vero.
Perché nessun ergastolo glielo restituirà.
Ma Willy sorride.
E chissà, forse il suo cuore buono prova anche un po’ di pietà.
Una pietà che io, onestamente, non riesco a sentire.
Perché spegnere il sorriso di Willy è stato un delitto nel delitto.
Imperdonabile.
Ma Willy sorride.
E noi oggi lo amiamo di più
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