L’AUTONOMIA DIFFERENZIATA VA DISCUSSA SOLO IN PARLAMENTO

DI BARBARA LEZZI

 

La strategia attuata dal Governo riguardo il progetto di autonomia differenziata avanzata da tre regioni consiste nel procedere più silenziosamente possibile.
Il governo sta abilmente evitando qualsiasi forma di dibattito ma la questione meriterebbe un confronto sereno, approfondito e libero da pregiudizi e preconcetti.
Le bozze che circolano sui progetti di autonomia differenziata certificano un cambiamento radicale in quanto si stabilisce che la fonte di finanziamento per le regioni che richiedono maggiore autonomia sarà la compartecipazione fissa al gettito dei tributi erariali riferibile al proprio territorio.
È innegabile che da questo sistema il primo risultato sarà una maggiore disuguaglianza dovuta al solo fatto di essere nato in una regione piuttosto che in un’altra.
Ora non è utile approfondire i tecnicismi ma è necessario sapere che si sta andando verso la perdita del carattere nazionale delle politiche pubbliche oggetto di autonomia, istruzione compresa.
E, attenzione, questo aspetto non riguarda esclusivamente i cittadini del Mezzogiorno ma tutti gli italiani.
Eppure, la crisi pandemica ha dimostrato come anche i sistemi sanitari ritenuti più efficienti si siano di fatto rilevati fragili di fronte ad un’emergenza ma, anziché risolvere le distorsioni emerse, si trasferiscono ad altre materie.
In tutti i casi, il silenzio della politica in merito a questa riforma così importante per la qualità della vita di tutti i cittadini, insospettisce perché mi sembra di capire che nessuno, tranne i presidenti delle regioni interessate, vogliano sventolare la bandierina del successo. Anzi, probabilmente vorranno far credere che si sia approvata da sola.
Se così non è, allora parliamone nel merito e facciamolo in Parlamento che è il luogo giusto per farlo.
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