ANGELO GUGLIELMI, “UNO” CHE LA STORIA DELLA TELEVISIONE L’HA FATTA SUL SERIO

DI MARINO BARTOLETTI

 

Quando di qualcuno si dice “ha fatto la storia della televisione” a volte si esagera un po’.
Angelo Guglielmi, che se n’è andato stanotte nel sonno, la Storia l’ha fatta veramente: ma quella con la S maiuscola! La Rai (soprattutto Rai Tre, ma non solo) non sarebbe stata la stessa nella sua parte più creativa, più fantasiosa, più geniale e forse più coraggiosamente folle senza di lui.
Siamo in tanti a dovergli gratitudine infinita e spero che oggi tutti gli interessati se ne ricordino. Quando, nel febbraio del’1993, gli presentai il progetto di “Quelli che il calcio” mi disse semplicemente: “C’è del buono”. Sei mesi dopo eravamo in onda. Grazie. Angelo, anche a nome di chi si dimenticherà di farlo: o semplicemente – e purtroppo – “non sa”.
Quello che segue è il post che gli dedicai per i suoi novant’anni. Lo ripubblico, caso mai qualcuno non avesse capito di chi e di cosa stiamo parlando:
“Questo è un post che potrebbe non interessare a tutti i frequentatori di questa pagina …..Ma mi piace pensare che chi mi segue con simpatia ne possa afferrare non soltanto il senso della riconoscenza personale, ma anche le dimensioni professionali e culturali assolutamente uniche della persona che voglio salutare. E cioè Angelo Guglielmi, che oggi compie novant’anni e che è stato non solo il leggendario direttore della più fantasmagorica Rai Tre che sia mai esistita, ma anche uno dei più grandi dirigenti della Televisione di Stato. Quando Stato e Televisione meritavano di essere scritti con la maiuscola!
Guglielmi entrò in Rai nel 1954. Rigorosamente per concorso, fra altri 8000 aspiranti! Fino ad allora aveva fatto il professore di lettere. La sua “carriera” aziendale – compiuta gradino per gradino (nel senso che non venne “paracadutato” in un posto di potere, ma percorse TUTTA la “scala”) – è talmente vasta che se la raccontassi… uscirei dal giorno del compleanno. Per farla (molto) breve, lavorò fianco a fianco con Umberto Eco; come capostruttura di Rai Uno portò sullo schermo le “Vite” di Michelangelo, di Dante e di Cavour; cucì su misura “Bontà loro” per Maurizio Costanzo inventando il talk show italiano. Poi, saltando a piè pari l’”avvicinamento”, nel 1987 venne nominato direttore di Rai Tre (dove sarebbe rimasto fino al 1994: record planetario!). Ma, una volta sulla tolda della “Rete Cenerentola”, gettò gli abiti di intellettuale e vestì quelli di impareggiabile corsaro dell’etere. “La TV delle ragazze”, “Samarcanda”, “Avanzi”, “Chi l’ha visto”, “Un giorno in pretura”, “Telefono giallo”, “Mi manda Lubrano”, “Harem”, il “Portalettere”, “Va pensiero”, “Complimenti per la trasmissione”, “Quelli che il calcio” e persino “Blob” sono nomi che vi dicono qualcosa? Ebbene, tutti figli suoi (uno anche… un po’ mio, per la verità: ma fu lui a darmi fiducia e spazio). Come figli suoi sono Piero Chiambretti, Fabio Fazio, Corrado e Sabina Guzzanti, Neri Marcorè, Angela Finocchiaro, Luciana Littizzetto, Daniele Luttazzi, Aldo Giovanni & Giacomo, Stefano Masciarelli, Lella Costa, Serena Dandini, Francesca Reggiani, Cinzia Leone, Maria Amelia Monti, Michele Santoro e persino – televisivamente parlando – Giuliano Ferrara. Sì, lo so che non tutti vi stanno simpatici: ma la massa d’urto di quello che hanno rappresentato sul piano dell’innovazione è impressionante. Guglielmi spettacolarizzò l’informazione:e allo stesso tempo diede “peso” all’intrattenimento. Certo, ammiccando a un mai nascosto orientamento personale, ma quando qualcosa supera la “contiguità” e sconfina nel talento puro non si può che applaudire! Portò la rete dal 2% al 12%: di share e forse fu la sua condanna. Perché l’ecosistema della Rai non poteva reggere una concorrenza interna così sovradimensionata.
Quando gli presentai il progetto di “Quelli che il calcio” nel gennaio del 1993, prima mi guardò incuriosito e poi socchiuse gli occhi. Chi lo conosceva mi disse poi che era un buon segno, perché voleva dire che “cominciava a pensare e a volare”. E io sono felice di aver volato così alto assieme a lui e grazie a lui.
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