DI ANTONELLO SETTE
Claudia Saba, ieri avete presentato al Senato il cortometraggio “Dietro la porta”, tratto dal suo libro “Era mio padre”. E’ un racconto autobiografico?
Si, e’ un racconto autobiografico che il regista e sceneggiatore Walter Croce ha saputo rappresentare in maniera esemplare. Unica direi.
Il film è bellissimo e toccante. Con la splendida regia di Walter Croce, capace di cogliere e trasmettere non solo la ferocia del carnefice, ma anche e soprattutto le sfumatire più recomdite delle anime oppresse…
Walter Croce ha fatto un lavoro eccezionale. Ha sottolineato i dettagli più importanti che troppo spesso sfuggono anche agli addetti ai lavori. La “colpa”, la vergogna, il pregiudizio.
Ha scardinato ogni laccio che ancora imprigiona le donne nel loro ruolo di eterne colpevoli.
E di questo non lo ringrazierò mai abbastanza, non solo per me ma per tutte le donne ancora vittime di violenza e pregiudizio.
E’ stata una grande emozione rivedere sullo schermo la pagina più drammatica della sua vita?
Una grande emozione. Ri-vedersi, ri-vedere la propria vita attraverso le immagini, ri-percorrere quei momenti bui … è stato difficile ma liberatorio.
Il libro e il film sono una straordinaria e impietosa testimonianza degli orrori che possono sconvolgere una vita, che si era immaginata diversa. Felice. Come si esce dall’incubo? Bisogna chiedere aiuto o si può farcela, come è stato nel suo caso, da sola?
Bisogna chiedere aiuto.
Denunciare, parlare, non stare mai zitte.
La violenza è anche questa. Pensare che il silenzio aggiusti tutto e tutto passi. Ma la violenza non passa, non si aggiusta mai da sola.
Fra i protagonisti del film spicca Barbara De Rossi. Quanto è stata importante la presenza di una grande attrice come lei per la trasposizione sullo schermo di una sua drammatica vicenda privata?
Una figura fondamentale che ha saputo interpretare a pieno il suo ruolo e che da sempre si occupa di violenza di genere.E non posso che ringraziarla per questo.
Lei, scrittrice e vittima, ha aiutato l’attrice a immedesimarsi in un dramma, che quotidianamente tante altre donne vivono sulla propria pelle, molto spesso circondate dall’indifferenza degli altri?
La violenza non si esprime soltanto tra le mura di casa. La violenza è annidata troppo spesso anche fuori, tra i cuori della esta dall’altra parte. Perché in fondo pensa che non sia affar loro.
Che si sente di dire alle donne vittime di maltrattamenti e abusi, che non hanno il coraggio di ribellarsi?
Che devono prendere coscienza del loro valore. Perché noi valiamo.
Che denunciare serve a riappropriarsi della dignità che il violento vuole sottrarci. Dopo una denuncia non si è più vittime, ma artefici del nuovo cammino intrapreso. Verso la libertà.