“PERCHE’ A CONTE NON HA RESPINTO LE DIMISSIONI E A DRAGHI SI?”

DI LEONARDO CECCHI

 

Non sono un costituzionalista, ma voglio provare a rispondere a questa domanda.
Nel gennaio del 2021, il Governo Conte perse la maggioranza assoluta al Senato. Italia Viva non intendeva più votare la fiducia, avendo una resistenza personale con il Premier, e fece venire meno i suoi voti togliendo (importante) la maggioranza assoluta al Senato necessaria per governare. In più, si erano dimessi tre membri dell’esecutivo. Tradotto: una legnata.
Dato questo fatto, quando Conte presentò le dimissioni al Presidente, questi diede il mandato esplorativo a Fico e non di nuovo al Premier. Perché? Perché Conte non aveva la possibilità di coagulare una nuova maggioranza con il suo nome (a causa di Italia Viva, che non lo voleva).
Dunque Mattarella avrebbe potuto ridare dieci, cento, mille volte l’incarico a Conte di trovare una nuova maggioranza, ma i numeri quelli erano e senza l’appoggio di Italia Viva la maggioranza assoluta, numericamente, non sarebbe stata trovata (la maggioranza assoluta, in Senato, è 161, Conte aveva 158 voti).
Sarebbe stato quindi inutile e anzi anche umiliante per Conte stesso, costretto a rimettere il mandato ancora una volta.
Per questo provò con Roberto Fico.
Oggi, con Draghi, la situazione è diversa.
Il M5S, formalmente, non ha posto un veto sul suo nome. Non ha fatto dimettere i suoi ministri. In più, anche senza M5S una maggioranza assoluta c’è (servono 161 voti, oggi senza M5S Draghi ne ha 171). Le condizioni tecniche (sottolineo: tecniche) sono quindi profondamente diverse.
Io, come ho già detto, condivido molti dei punti sollevati da Conte, dal punto di vista sociale. Non ho condiviso il metodo politico che ha usato, invece. Che ha rischiato e rischia di non far ottenere nulla di quei temi (giusti, ripeto).
Ma a prescindere da questo, da simpatie e antipatie, è inutile dire “ahhhh vedi a Conte lo hanno fatto dimettere e a Draghi no”.
La matematica non mente e quella è.