PRIMA GLI INTERESSI AMERICANI, CHIARISCE BIDEN: ARABIA SAUDITA UTILE CONTRO IRAN E RUSSIA. DIRITTI UMANI? A CONVENIENZA

DI PIERO ORTECA

 

«It will advance important American interests». ‘Porterò avanti importanti interessi americani’, aveva promesso Biden qualche giorno fa dal Washington Post per farsi perdonare l’imbarazzante viaggio in Arabia Saudita.
Ma i diritti umani –compreso l’assassinio di Khashogi fatto a pezzi-, vengono dopo gli ‘important American interests’.
Dirlo noi faremmo la figura degli anti americani, se lo dichiara Biden, è l’America che riconosce ufficialmente di avere grossi problemi in casa e nel mondo.

«It will advance important American interests»

Ecco perché il viaggio di Joe Biden in Arabia Saudita, al di là di tutte le litanie sul valore della “stabilità” politica internazionale e sul “necessario ritorno della pace in Medio Oriente”. Lo ha scritto lo stesso Presidente Usa sul Washington Post, il più liberal dei quotidiani liberal, dato che molti, tra gli stessi Democratici, si sono scandalizzati per il fatto che il Presidente stesse rimangiandosi gli impegni presi in precedenza. Che erano quelli di trattare bin Salman e i sauditi “come paria”, perché non rispettano i diritti umani più elementari.

Il principe assassino redento

Ormai, gli antefatti sono più che noti. Legati soprattutto al figlio del re, Mohammed bin Salman ed erede al trono. Più che un principe, un vero capo-tribù, tutto Islam, petrodollari e scudiscio. Ma che rappresenta (a parte Israele) l’unico vero baluardo contro la temuta egemonia iraniana nel Golfo Persico. Quindi, al Dipartimento di Stato e al Consiglio per la Sicurezza nazionale, hanno stabilito che si, in fondo Biden poteva stringere la mano a bin Salman. Anche se quest’ultimo viene giudicato mandante di un efferato omicidio. Quello del giornalista Khashoghi, fatto a pezzi nel Consolato saudita di Ankara. Il giornalista, tra le altre cose, era proprio un collaboratore del Washington Post.

Washington Post ospita ma non gradisce

E, comunque, progressista o no, la redazione se l’è legata al dito. Su uno degli articoli dedicati alla visita di Biden, campeggiamo due mani che si stringono: una è piena di sangue. Il resto dell’articolo di Biden è un “compitino”, anche se qua e là emergono spunti di riflessione. O, se vogliamo essere più concreti, vere e proprie conferme di una strategia diplomatica che diventa chiara. Una strategia, che rovescia quella di prima, dove l’Europa pesa sempre di meno e l’Asia, invece, conta sempre di più. Biden mette le mani avanti: “lo so, dice, che molti non condividono il mio viaggio a Jeddah. Ma è necessario”. Secondo il Presidente, l’Arabia Saudita è un alleato indispensabile nella lotta degli Stati Uniti “contro la Russia e per superare la Cina”.

Ancora e sempre petrolio

Naturalmente, il discorso non poteva non finire sul tema del petrolio e del ruolo di Riad nell’Opec. La Casa Bianca spera di convincere bin Salman ad aumentare (e a fare incrementare anche agli altri) le quote di produzione. Molto dipenderà dal contenzioso nucleare iraniano. Nel suo “fondo” Biden, sembra di capire, si lava le mani e, in un certo senso, getta la palla nel campo degli ayatollah. Tutto sommato, un buon accordo sul nucleare c’era già: colpa di Trump che l’ha stracciato. Ora, gli Stati Uniti non vogliono la guerra con l’Iran, ma lo tengono d’occhio e non consentiranno mai che si fabbrichi “la bomba”.

Asse Israele Arabia e l’Abramo di Trump

Avanti, quindi, con l’asse di ferro Israele-Arabia, capofila di tutta la compagnia di processione dei sunniti moderati del Medio Oriente. Supervertice a Jeddah con otto Paesi e “Accordi di Abramo” che, di questo passo, si allargheranno fino ad abbracciare mezza Bibbia. Perché la fame è tanta e ad alcune realtà i dollari americani fanno comodo. Diritti umani? Quando gliel’hanno chiesto in Israele, Biden sembrava un’anguilla. Scivoloso, evasivo, inconcludente, ha solo balbettato due frasi senza senso. Ma in Arabia (dice lui) a cena avrebbe sollevato l’argomento. Una conferma “di cortesia” è venuta dai sauditi. Ma è stato solo un fugace passaggio obbligato, che non convince manco i suoi sostenitori.

Realpolitik con lo sconto e ‘Al Watan’

Il resto? Tutta “realpolitik”. A geometria variabile, perché quello che vale nel pianeta dove Washington dispone, vale meno per l’Europa dove il resto del “condominio atlantico” paga le bollette. L’abbraccio quasi entusiastico di Biden ha sorpreso i sauditi. Ieri il giornale più importante della Penisola, al Watan, pubblicava titoloni sull’amicizia con gli Stati Uniti e sull’onore di ricevere il loro Presidente. Insulti, contumelie e sgarbi diplomatici, come quello di sbattergli il telefono in faccia, evidentemente, sono già dimenticati. Grazie alla “nuova santa alleanza” anti-Iran. Intanto, la prossima settimana a Teheran arriva, a sorpresa, Putin. A discutere di economia e di petrolio.

“Attenzione però, perché lo Stretto di Hormuz è un collo di bottiglia. Se qualcuno lo mina, non passa più manco un peschereccio, altro che petroliere. Anche la “realpolitik” ha le sue debolezze”.

 

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16 Luglio 2022