IL PARLAMENTO ED IL POPOLO OTTERRANNO LA FIDUCIA DI DRAGHI?

DI GIORGIO CREMASCHI

 

Nelle democrazia parlamentare, quale avrebbe dovuto essere anche il nostro paese almeno secondo la Costituzione, il governo deve avere la fiducia delle Camere. Con Draghi invece c’è stato un completo ribaltamento della fiducia: è il Parlamento che deve meritarsi quella del Presidente del Consiglio.
Alimentati da una tambureggiante campagna mediatica, persino più estesa di quella che ha accompagnato il paese in guerra, si susseguono gli allarmi, i terrori e le condanne. Ma davvero Draghi ci lascerà soli, davvero i miserabili ambiziosi di qualche partito stanno così irrispettosi da indurlo ad andarsene?
La scena politica italiana di oggi sembra quella di una triste corte medioevale. Il sovrano si sente non riverito a sufficienza e minaccia di ritirarsi nei suoi castelli.
Ecco allora scatenarsi i cortigiani. Dai grandi sindacati alle associazioni della pesca alla trota, dalle multinazionali agli ambulanti, dalle imprese di mercato a quelle che si dichiarano no profit, un mondo di burocrati fa a gara nel trovare la parola più forte e di maggiore auto flagellazione per proclamare: Draghi resta!
I sindaci si unificano in un solo partito, quello del banchiere supremo.
E naturalmente tutti i principali partiti chiedono a chi imprudentemente ha osato non votare uno, si badi bene solo uno dei cinquemila decreti di Draghi; tutti i partiti chiedono all’incauto di sparire. Perché il semplice scusarsi potrebbe non bastare, il sovrano è stato colpito nella sua più profonda sensibilità.
Le Camere voteranno la fiducia a Draghi, che le giudicherà.
Mostrano vera volontà di obbedire in silenzio e di non pretendere inutili ed irrispettosi controlli sull’operato del governo? Solo in quel caso, il Presidente del Consiglio concederà la grazia di restare.
Naturalmente, come si è lasciato scappare un telegiornale, dopo il Parlamento anche il paese dovrà meritarsi la fiducia di Draghi. Anche i cittadini saranno sottoposti al giudizio del banchiere sovrano. E alle prossime elezioni, finalmente sarà Draghi a votare. Sarà lui, dall’alto della sua competenza assoluta riconosciuta nel mondo, a scegliere il popolo più adatto al suo re.