DI ANTONELLA PAVASILI
Io, se fossi interessata in prima persona, se fossi, chessò, una deputata “ca seggia chi trema”, una ministra vacillante, una stratega habitué delle segreterie, leggerei con attenzione il resoconto delle mie Rose.
Premessa.
Le mie Rose, in pieno lockdown, sono state vicinissime al famoso gruppetto delle “bimbe di Conte”.
Attempatelle magari, ma nondimeno “nnamurati” dell’avvocato in giacca e cravatta che ogni sera ci teneva compagnia con le conferenze stampa.
Penso che non si siano iscritte al fan club solo perché non hanno dimestichezza con internet.
Per fortuna.
Poi, passata la festa e “gabbatu lu santu”, hanno preso le distanze.
“Ma picchì quannu parra fa sempri buci? Picchì ora avi dda facci i sciarra?”
Niente, non capivano.
E si sono disinnamorate.
Di Draghi in realtà mai si sono invaghite, ma ne hanno apprezzato la serietà.
Secondo loro è uno “chi sicuru studiò picchì parra bonu” e “u rispettunu tutti…”
E stasera le ho trovate dispiaciute.
“Povarazzu quantu u ficiru biliari…ora iddu cadiu e cu sapi comu nni finisci…non era chistu u mumentu giustu…”
E tirano le somme.
“Si nni futtunu i nui…tutti, tutti…tantu iddi a bacca l’hannu o sciuttu…cu tutti st’aumenti, ca guerra, giustu giustu ora s’aviunu sciarriari…”
Deluse, amareggiare, incazzate anche.
E vabbè, andremo a votare, dico, tentando di consolarle.
E loro, all’unisono “io non vaiu a nuddi banni! Pi mia ponnu ittari sangu tutti! Vergogna…”
Ecco, le mie Rose sono schifate.
Come tanti di noi.
Come forse la maggioranza degli italiani.
Tenetelo a mente, sapientoni.
Le mie Rose sono il termometro del paese.
Non chiedetevi poi perché la gente non va più a votare..,
Ve lo hanno spiegato le mie Rose.
E loro non sbagliano mai.