DI ENNIO REMONDINO
«Svolta di Istanbul sul grano», un inizio.
Corridoi sicuri da Odessa e da altri due porti ucraini per consegnare i cereali ai mercati globali. Guteress, Onu: ‘L’intesa stabilizzerà i prezzi degli alimenti’
Mentre la guerra impone i numeri dalla forza russa e l’eroismo ucraino non basta più, a Kiev tornano la fratture politiche interne con servizi segreti e alta magistratura coinvolte, e la pax patriottica sta per finire.
Problemi sempre più forti in casa dei principali sostenitori di Kiev (Gran Bretagna, Francia, ora Italia e presto Washington) mentre una parte larga di mondo dice basta al monopolio occidentale delle crisi globali.

Tre firme quattro protagonisti
L’Ucraina ha firmato la sua parte dell’accordo sul grano con la Turchia e l’Onu, come riporta il media ucraino ‘Strana.ua‘, ripresa anche dalla Tass. “Il documento è stato firmato dal ministro delle Infrastrutture ucraino Oleksandr Kubrakov, dal ministro della Difesa turco Hulusi Akar e dal segretario generale dell’Onu António Guterres“, afferma il quotidiano ricordando che ora lo stesso documento sarà firmato dai russi. Per ora mai assieme.
Le vanità elettorali di Erdogan
«Oggi è una giornata storica, siamo fieri del nostro ruolo svolto in questa iniziativa che ha risolto la crisi alimentare mondiale. L’accordo di oggi riguarda tutte le nazioni del mondo, dall’Africa all’Asia, e stiamo evitando insieme l’incubo della fame globale». Esagerato, ma certo un primo passo, in attesa della inevitabile trattativa diretta tra le parti in guerra. Ma qualcosa sta accadendo, come osserva Alberto Negri.
«L’accordo sul grano ucraino è la conseguenza dell’incontro a tre a Teheran tra Putin ed Erdogan e del veto di Khamenei a una nuova operazione militare anti-curda della Turchia nel Nord della Siria. Mosca e Teheran in cambio lasciano al Sultano della Nato una vittoria diplomatica».
Ricompare l’Onu dopo troppa Nato
Quello di Istanbul dovrebbe essere il primo vero accordo tra le Kiev e Mosca. Non a caso ritroviamo il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres. Che l’intesa fosse nell’aria si era capito sin dall’incontro a Teheran tra Erdogan e il presidente russo Putin, che aveva parlato di “progressi sull’esportazione di grano ucraino“. Tuttavia, lo stesso Putin aveva sottolineato che qualsiasi accordo doveva comprendere anche le esportazioni bloccate di grano russo. Su questo, poco si dice, ma certamente c’è.
In Ucraina torna la politica, e sono guai
Sospetti di collusione con il nemico o inefficienze, per rimuovere l’amico personale che aveva imposto a capo dei servizi segreti e la procuratrice generale. Zelensky sembra prepararsi ad un feroce dopoguerra. Una pessima notizia, ripete l’opposizione politica unita attorno al governo nei momenti più bui della guerra, ma preoccupata adesso che l’Ucraina, ai loro occhi, «sembra aver imboccato una strada ambigua e pericolosa», riferisce Federico Giuliani su InsideOver.
La piramide del potere ucraino
Nel gradino più alto, Zelensky, in permanente diretta televisiva con il mondo. Ufficio del presidente, Andriy Yermak e l’avvocato Oleh Tatarov, responsabile per le forze dell’ordine e per la giustizia, proprio lui, dal 2019 sotto inchiesta per una mazzetta da quasi 3 milioni di dollari. Poi la guerra ha prevalso su tutto, ma ora molti protagonisti tornano a brigare o a litigare. Procura speciale anticorruzione, imposta dall’Ue in attesa. Oleksandr Klimenko, votato a maggioranza ma mai insediato. Klimenko è il detective che ha condotto l’indagine su Tararov e altri funzionari di Stato corrotti.
Zelensky non gradito in America latina
I presidenti di Argentina, Brasile, Paraguay e Uruguay hanno rifiutato la richiesta del presidente dell’Ucraina di intervenire in videoconferenza al vertice di Asunción, l’incontro semestrale dei capi di stato dei paesi del Mercato Comune del Sud. Il ministro degli Esteri del Paraguay, presidenza pro tempore del blocco, ha semplicemente affermato che «non c’è stato consenso» tra le delegazioni per accettare l’intervento di Zelensky che certamente avrebbe insistito sulla loro adesione all’isolamento internazionale della Russia.
Le pressioni Usa non bastano
«In linea generale, in Sudamerica la causa ucraina è vista come un problema altrui», sottolinea Federico Larsen su Limes. «Le pressioni per una presa di posizione che giungono soprattutto dagli Stati Uniti non hanno sortito l’effetto sperato, specialmente perché i costi per i paesi sudamericani di un taglio netto col mondo extra-Nato sarebbero catastrofici. Uno smacco come quello inferto a Zelensky dai membri del Mercosur non ha nemmeno ricadute significative sull’opinione pubblica locale».
Troppa Ucraina fa male
Gli stati del Cono Sud dell’emisfero occidentale sono concentrati ora ad affrontare i problemi che la guerra ha generato a livello locale, come l’aumento dei prezzi dei combustibili (che ha già provocato durissime manifestazioni in Ecuador, Panamá, Argentina e Brasile), l’apprezzamento del dollaro rispetto alle valute locali e la fuga dei capitali internazionali verso economie più stabili.
“Fattori che mettono a serio rischio la stabilità dei paesi dell’America Latina, evidentemente disposti sacrificare le posizioni di principio pur di garantirsi maggior stabilità”.
Ancora sul grano, guerra al mondo
«L’esposizione maggiore al grano ucraino in Africa, Medio Oriente e Sud-Est asiatico», la sintesi di Mirko Mussetti, ancora Limes. Paesi africani come Libia e Uganda acquistavano dall’Ucraina oltre il 40%. Il paese mediorientale più esposto -tra le altre disgrazie che lo affliggono-, è il Libano, che dipendeva dal grano ucraino per il 38,07%. I prezzi alti causano squilibri di bilancio e possibili carestie. È il caso di molti Stati dell’Africa subsahariana, a rischio di un crollo della sicurezza alimentare che potrebbe causare rivolte popolari ed emigrazione di massa verso l’Africa settentrionale e l’Europa. Ma persino nell’emisfero occidentale e in un paese relativamente più agiato come Panamá sono iniziate manifestazioni di piazza contro l’inflazione. Panamá è assieme a Ecuador, Messico e Stati Uniti, uno degli unici acquirenti di grano ucraino nel continente americano.
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23 Luglio 2022