DI MARIO PIAZZA
Quanto mi infastidiscono i modi di dire come questo improvvisamente popolarissimi tra i parolai della politica.
Rendere conto di ciò che si è fatto e pagarne le conseguenze, renderne conto a noi tutti e non alle combriccole politiche o alle lobby di potere a cui si sono offerti i propri servizi nell’arco della legislatura. Questo sono o dovrebbero essere le elezioni politiche.
Per questo non sono in pochi a tremare nei palazzi romani.
Trema Renzi nel vedere esaurirsi i frutti del suo tradimento, trema Giggino per l’assenza di altri piedi vincenti da leccare, tremano il bulletto del Papeete e il vecchio Trimalcione, tremano i grilli al secondo mandato.
A non tremare sono invece i due che più degli altri dovrebbero farlo. Non trema Enrico Letta che ha regalato le macerie del partito dei lavoratori a Confindustria e Nato, non trema Giorgia Meloni che proprio non ce la fa a interrompere gli amorosi sensi con il proprio elettorato dichiaratamente fascista.
Forse hanno ragione loro. Forse sanno che il corpo elettorale, quel numero sempre più basso di ispettori che dovrebbero chiedere loro conto degli ammanchi di cassa è troppo distratto, o troppo sfiduciato, o troppo stupido o semplicemente privo di quel minimo di memoria e di preparazione per controllare alcunché.
Non fosse per altro varrebbe la pena di andare a votare anche solo per dimostrare loro che si sbagliano.