DI ANTONELLA PAVASILI
non sono riuscita a non scrivere di te, ci ho provato, ma non ci sono riuscita.
A nulla serviranno le mie inutili parole, lo so.
Ma te le devo.
Chissà, forse serviranno a scuotere qualche coscienza sotto anestesia.
Ne dubito, ma devo, devo.
Eravamo distratti quando sei volata via.
La crisi di governo, il caldo, le vacanze da organizzare, le nostre sciocche priorità.
E intanto tu morivi.
Chissà quante volte sei morta in quei maledetti sette giorni chiusa in casa, da sola, senza nulla da mangiare, senza il conforto di una carezza, senza la compagnia di una voce.
Chissà quante volte avrai implorato “mamma, mammina…”.
Nessuno ti ha risposto, nessuno ti ha confortata, nessuno ti ha cibata, curata, lavata, guarita.
Lei, quella che tu chiamavi ”mamma” era col suo uomo.
Non resisteva lontano da lui, la poveretta.
Lontano da te sì, resisteva lontano da te.
La maledetta.
E maledetti tutti noi.
E questa società sorda, cieca, muta, egoista, distratta.
Orrenda società.
Nessuno ha udito il tuo pianto, nessuno ha sentito il tuo strazio.
Nemmeno dopo, cazzo!
C’era la crisi di governo, non ti spettava una notizia d’apertura.
D’altra parte una bimba di 18 mesi che muore di stenti, abbandonata in casa dall’essere che l’ha partorita perché deve stare col suo compagno, può ben accontentarsi di un ritaglio di giornale, di pochi secondi di telegiornale.
C’era la crisi di governo, la guerra, il caldo.
E poi c’eri tu.
Che vali molto meno della separazione di Totti e signora, dei matrimoni del jet set, del Covid e della sua curva in crescita.
In fondo sei solo una bimba di 18 mesi.
Pochi chili di dolore e sofferenza.
Non meriti poi tanto.
Vergogniamoci, vergogniamoci tutti.
Anche io, che avevo scelto di non scrivere.
Perché mi fa troppo male.
Perché per anni ho desiderato il profumo di un bambino.
Perché non riesco più a tollerare tanto orrore.
Vergogniamoci.
E chiediamo scusa.
Ma non basta, non basta chiedere scusa.
Impariamo a vedere, a sentire, a segnalare.
Impariamo a inorridire.
Che una bimba di 18 mesi dimenticata dal mondo è una responsabilità di tutti.
Anche di chi pensa “E io che posso farci?”
Per Diana forse no, nulla potevamo fare.
Ma chissà quante Diana accanto a noi…
E quante fattrici che scappano a vedere il compagno lasciandole sole per giorni.
Mentre tu, Diana, sussurravi la tua ultima parola.
Uguale alla prima.
Mamma, mamma…
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