DI ENNIO REMONDINO
L’Italia si salverà per virtù propria o non si salverà. «Il vincolo esterno è scaduto. Dopo due anni e mezzo di bufera, fra virus, guerra e loro derivati economici, immaginare che la mitica Europa si appresti a soccorrerci appare irrealistico», è il severo editoriale di Lucio Caracciolo su Limes. «Forse nessuno vuole ma molti temono la bancarotta dello Stivale, ma veri o presunti donatori di sangue per le casse e le istituzioni italiane non si vedono all’orizzonte».
L’Italia e l’Europa senza Draghi: maggior rischio economico e meno atlantismo
L’Italia si salverà per virtù propria o non si salverà
«Il vincolo esterno è scaduto. Dopo due anni e mezzo di bufera, fra virus, guerra e loro derivati economici, immaginare che la mitica Europa si appresti a soccorrerci appare irrealistico. Nessuno vuole e (quasi) tutti temono la bancarotta dello Stivale. Ma veri o presunti donatori di sangue per le casse e le istituzioni italiane non si vedono all’orizzonte», Caracciolo sintetico e paurosamente chiaro.
Non è solo crisi politica
«Attraversiamo, si dice, una crisi politica. Vorremmo fosse così. Perché significherebbe che in Italia la Politica vige ancora. Vorremmo, ma non ci pare sia. Né abbiamo più da spendere la carta Draghi. Quale che sia il giudizio sull’operato del suo governo – e non mancano certo ragioni di critica – la reputazione internazionale dell’ex banchiere centrale non è più spendibile».
Bonus a scadenza
«Bonus a scadenza che non abbiamo saputo giocarci fino in fondo. Ma che comunque non poteva surrogare un sistema che non funziona, uno Stato inefficiente e bloccato, una carenza diffusa di cultura politica. Ma la nostra campagna elettorale impazza nelle controversie di sempre».
Maggior rischio economico e meno atlantismo
Pessimisno economico-politico, e dubbi sul fronte strategico internazionale rispetto al governo Draghi. Probabile più moderato consenso filo Nato nella crisi ucraina.
«Il nostro paese potrebbe costringere la Banca centrale europea a usare prima e più del previsto il suo ‘Transmission Protection Instrument’, acquistando generose quantità di titoli italiani qualora i mercati fiutassero il nostro sangue», avverte Fabrizio Maronta, sempre da Limes.
Se i mercati fiutano il nostro sangue
L’Italia potrebbe costringere la Banca centrale europea a usare prima e più del previsto il suo ‘Transmission Protection Instrument’, acquistando generose quantità di titoli italiani qualora i mercati fiutassero il nostro sangue. «Con buona pace degli austeri ‘falchi’ nordeuropei. Ma le conseguenze nel medio termine saranno amare». Ora Berlino, Parigi e Washington hanno invece conferma che l’Italia può essere tutt’al più utile strumento. E chi si illude ancora che i fondi di salvataggio post pandemia fossero stati concessi all’Italia Paese rischia un crudo risveglio. Su quei soldi c’era scritto “Mario Draghi”.
Fronte guerra dopo Draghi
Più rigore tedesco alla BCE assieme a più trattativa con la Russia sull’Ucraina, la ulteriore previsione attraverso molti segnali, almeno uno rivolto all’ottimismo. L’accordo sul grano, Russia ormai certa dell’esito della guerra e speculati i timori dell’intelligence statunitense, rileva Niccolò Locatelli. «Per non rischiare di perdere il consenso di quel mondo extra-occidentale che non si è accodato alle sanzioni imposte da Usa e Ue», e per creare qualche problemino in più un casa europea-Nato.
Premio all’equilibrismo turco
«Mosca ha premiato la mediazione di un paese equilibrista come la Turchia, capace in questi mesi di tenere insieme la fornitura di droni all’Ucraina con il dialogo con la Russia, l’applicazione lasca della Convenzione di Montreux con l’appartenenza alla Nato». E proprio nei giorni immediatamente precedenti la firma degli accordi è riemersa la possibilità di un veto turco all’adesione di Svezia e Finlandia.
Dall’Ucraina eroica all’Ucraina svelata
Il 17 luglio, con la purga del capo dei servizi di sicurezza Bakanov e della procuratrice Venediktova, il presidente Zelensky ha reso pubblico il fallimento del tentato rinnovamento, sottolinea Fulvio Scaglione. Bakanov, vecchio compagno di scuola laureato in Economia, e Venediktova, la docente universitaria responsabile legale della sua campagna elettorale, ‘il nuovo’ da inserire in strutture inaffidabili e corrotte.
«Ma il cerchio magico è stato spezzato. Non è stato un tentativo di golpe a farlo, ma la realtà di una guerra in cui recitare non basta».
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26 Luglio 2022