DI MARIO PIAZZA
Non sono uno di quelli che si riempiono la bocca con la parola Democrazia intesa come esercizio del voto. Penso invece che la democrazia reale risieda nell’interesse della maggioranza dei cittadini, a prescindere da come il potere per perseguire quello scopo sia stato ottenuto.
Per gli adoratori della democrazia formale un’affermazione del genere è una bestemmia che relega chi la pronuncia tra le fila dei fascisti o degli stalinisti, ma allora mi domando perché tutti i partiti si stiano stracciando le vesti per scrollarsi di dosso qualsiasi responsabilità per la caduta di un governo che nessuno ha votato.
Il governo Draghi stava lì per decisione delle segreterie dei partiti e del presidente Mattarella non solo a presidio della sovranità limitata dall’Europa sul piano politico, dagli USA su quello finanziario e dalla Nato su quello militare, soprattutto stava lì per servire non solo il popolo che in tempi meno oscuri avrebbe dovuto votarlo ma anche la finanza e l’industria che non mi risulta abbiano mai avuto un certificato elettorale.
Ora, se c’è una cosa ampiamente dimostrata da questa epopea liberista è che gli interessi della finanza e dell’industria non possono in alcun modo coincidere con quelli dei lavoratori e dei risparmiatori.
Con Draghi la democrazia ha patito il suo quarto infarto dopo quelli di Dini, Prodi e Monti…
Perché mai i medici che l’hanno salvata dovrebbero vergognarsene?