DI ENNIO REMONDINO
«Kosovo-Serbia, alta tensione: la Nato ‘pronta a intervenire’», e giù lo avevamo visto per tre mesi di bombardamenti nel 1999. Mosca chiede «di cessare le provocazioni» riferiscono Corsera e Washingtron Post, ma questa volta Putin e i vicini nei Balcani non albanesi attorno potrebbero mostrarsi molto più arrabbiati di allora.
La targhe auto serbe vietata in Kosovo
A volta la conquistata/concessa sovranità nazionale dà alle testa e arriva a produrre identitarismi assolutamente stupidi ma sempre pericolosi. «Il conflitto sulle targhe serbe, bandite dal governo di Pristina, ripropone lo schema ucraino», -aggiunge uno sconsolato Scarsina sul Corsera da Washington. Che allarmato aggiunge, «E la regione è uno dei punti più delicati della geopolitica mondiale»
Pasticci irrisolti di ieri che ritornano
Da ieri, domenica 31 luglio, il Kosovo che esiste come Stato per circa la metà del mondo, mentre per quel che resta è ancora provincia serba, ha deciso di chiudere due valichi al confine nel nord del Paese. La minoranza serba che vive in Kosovo (circa il 5% su una popolazione di 1,8 milioni) usa targhe immatricolate a Belgrado, come è stato fino alla secessione della stragrande parte della popolazione kosovaro albanese.
Ancora le piccole guerre dei simboli
Il governo di Pristina ha imposto a tutti di cambiarle con quelle kosovare, anche nella zona nord in mano serba, a Kosovska Mitrovica, oltre il fiume Ibar e la Serbia ufficiale, dove il Kosovo è semplice geografia. Blocchi stradali popolari nella parte serba dove la targhe auto kosovare sono decisamente pericolose, e la contro chiusura dei confini con Belgrado. Ma nella notte di domenica, qualcuno, ha sparato poi sulla polizia frontaliera kosovara, che resta la sola presenta ‘kosovaro albanese’ i quella frangia di territorio ancora conteso.
Leaders attacchabrighe in campo
Albin Kurti, premier del Kosovo, noto sobillatore di folle fin da da ragazzo, per alcuni di noi ben noto personalmente, ha subito dichiarato: «Le prossime ore, i prossimi giorni, le prossime settimane potrebbero essere molto problematiche». Da Belgrado il presidente Aleksander Vulcic, erede ormai non più nascosto del fu Milosevic, replica: «Noi preghiamo per la pace, ma se maltratteranno e uccideranno i nostri fratelli, la Serbia vincerà». Sparate per fortuna a salve, Vucic che ignora la teoria di noi vecchi esegeti balcanici secondo cui fu Slobo partiva con metà di ragioni per incassare sempre il 100% dei torti.
Washington Post e l’anti serbismo Usa
La foto di una donna a Belgrado che tiene una foto del presidente russo Putin durante una protesta di aprile contro le autorità serbe per aver votato per sospendere l’adesione della Russia al Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite, è l’illustrazione del pezzo di Rachel Pannet del primo agosto. Putin simbolo, mentre «Le tensioni sono esplose tra Kosovo e Serbia durante il fine settimana, sollevano preoccupazioni sulla possibilità di nuovi disordini nei Balcani in un momento in cui gli alleati occidentali sono concentrati sulla guerra in Ucraina». Infine l’illusione che la Nato in Kosovo, KFOR, sia «pronta a intervenire se la stabilità è compromessa».
Pasticcio Kosovo col pasticcio Ucraina
Non solo targhe per auto, quella vecchia serbe da cambiare con le nuove kosovare, ma di appartenenza nazionale. Targhe e documenti post jugoslavi a stuzzicare gli opposti nazionalismi. Ma è stato l’ambasciatore statunitense in Kosovo, Jeffrey M. Hovenier, che ha convinto Albin Kurti a posticipare ogni decisione a settembre. Patata ancora rovente ancora sotto la brace, ma cxon molto elementi di mercato –ad esempio la superbase militare Usa di ‘Camp Bondsteel’-, in via di dismissione e su cui poter trattare.
Balcani filo Putin o anti Usa
Sempre WP: «I disordini del fine settimana arrivano quando l’invasione russa dell’Ucraina ha suscitato tensioni più ampie nella regione. Gli analisti affermano che la visione del mondo nazionalista e revisionista della Russia ha trovato un pubblico ricettivo nella regione , in particolare nel presidente della Serbia Aleksandar Vucic, nel leader politico serbo-bosniaco Milorad Dodik e nel primo ministro Viktor Orban dell’Ungheria». I cattivi balcanici e oltre. «La Russia, insieme alla Cina, continua a non riconoscere l’indipendenza del Kosovo e ha denunciato la guerra della NATO contro il suo alleato».
Memoria Usa di bombe Nato
«L’alleanza militare occidentale ha lanciato una campagna di bombardamenti nel 1999 che ha colpito obiettivi in quella che allora era Serbia e Montenegro nel tentativo di fermare l’assalto della Serbia contro gli albanesi di etnia kosovara che combattevano per l’autonomia». Washington Post, ripetiamo. Maria Zakharova, portavoce del ministero degli Esteri russo, «Chiediamo a Pristina, agli Stati Uniti e all’Unione Europea di sostenerla per fermare le provocazioni e osservare i diritti dei serbi in Kosovo”, ha affermato, secondo l’agenzia di stampa russa Tass, descrivendo i nuovi requisiti come “discriminatori”».
Antiproiettile e casco dalla cantina
”Se osano perseguitare, maltrattare e uccidere i serbi, la Serbia vincerà“, ha sparato domenica il presidente serbo Vucic in una conferenza stampa. Il primo ministro del Kosovo, Albin Kurti, ha accusato Vucic di istigare alla violenza. E noi reduci di 15 anni di guerre balcaniche ora costretti a rovistare in cantina. Perché questi nuovi personaggio extra Balcani neppure immagino cosa possa essere il Kosovo e la Serbia, Pristina a Kosovska Mitrovica. E vogliono riportarci a Kosovo Polje, la Piana dei Merli 1389, con altri uccellacci attorno.
Da REMOCONTRO