DI GIOACCHINO MUSUMECI
Dato che la campagna elettorale italiana è un immondizia totale, passiamo a una discarica molto più grande e più puzzolente: la Guerra in Ucraina, passata anzi ormai trapassata data l’overdose di assurdità propinate a tamburo battente da Febbraio in poi.
Nel frattempo Mister Zelensky passa da presidente fallimentare pre bellico a icona della Democrazia dell’epurazione da copertine cool che mettono in imbarazzo perfino gli americani, timorosi di affacciarsi a Kiev per scoprire che i mastodontici investimenti di Washington sono finiti nel buco nero della ben nota e consolidata corruzione di cui si nutre l’Ucraina. Il sovraeccitato presidente Zelensky da che avrebbe vinto, implora che la guerra finisca in autunno dato che kiev è ridotta ai minimi termini.
A Kiev il clima di sospetto, tanto basta per essere arrestati o consegnati al temutissimo SBU, ha prodotto la decapitazione dei vertici dei servizi di sicurezza e 651 procedimenti penali contro funzionari e cittadini sospettati di collaborazionismo col regime russo.
Se tanto mi da tanto non è Putin quello in difficoltà coi collaboratori più stretti. Zelensky, unico detentore della verità, che già scriverlo è surreale, si guardi dagli amici dunque dato che Ivan Bakanov, capo dei servizi di sicurezza, amico d’infanzia di Zelensky ed ex socio in affari, e il procuratore generale Iryna Venediktova sono stati licenziati. Erano sospettati di tradimento. Tanti tradimenti propagandati sono pessimi segnali: il presidente non sa scegliere i propri collaboratori più vicini, a conferma dell’inabilità al ruolo che ricopre.
La seconda ipotesi è ancora peggiore: se troppi elementi al vertice tradiscono qualcuno s’è stancato della sceneggiatura in cui muoiono tutti Zelensky escluso Dato che tale scenario era prevedibile perfino da me, non occorreva poi tanto per capire che Mosca è enormemente più forte di Kiev, non essersi accordati prima e durante il conflitto ha un prezzo incalcolabile in termini di danni e vittime, oltre l’ipotesi sempre più realistica dell’Ucraina frammentata. Noi, gli occidentali bravi, abbiamo foraggiato il mercato nero bellico, spinto inflazione e speculazioni finanziarie, aperto alla recessione e spaccato il globo in due blocchi contrapposti.
Se questo è un buon risultato, Di Maio e Letta sono entrambi dannatamente sexy e in una pellicola sadomaso Mario Draghi è il loro master. E la Ue? Un tragico figurante i cui stati membri boccheggiano dipendendo energeticamente dai capricci di Mosca, citta degli scemi che per anni ha creato le condizioni di dipendenza dei governi di tossicomani europei, poi, conscia delle debolezze strutturali di un area specializzata in prestiti usurari e disuguaglianze sociali, ha risposto alla politica circense occidentale con l’Invasione dei nobilitati territori ucraini.
Che voto possiamo dare complessivamente alle prestazioni Europee? Zero e mezzo politico a esser buoni. In special modo deprecabili le politiche estere Italiane, caratterizzate dalla postura bellica di leaders lucidi come i tacchini del ringraziamento dato che la linea politica è atlantica.
Da Mario Draghi, il non plus ultra della pecorina politica al microscopico Letta passando per Luigi Di Maio, gallina dalle uova marce, lo scenario è avvilente a dir poco.
In questa palude melmosa spicca il solitario Giuseppe Conte, circondato dal vuoto cosmico, ancora pressoché unico a proporre ovvi temi politici che hanno sgretolato il governo di Marzapane di Draghi il codardo.