DI LIDANO GRASSUCCI
Non scrivo di politica non per ragioni di delusione, ma per consapevolezza di sconfitte forse non per nostri torti, ma per la inadeguatezza della nostra intelligenza a spiegare le nostre ragioni.
Tutti, dico tutti, oggi si sentono e si dicono riformisti. Come se bastasse mettere dell’acqua al vino per farne acqua di fonte. Il riformismo non è acqua al vino, ma acqua e non vino.
Riformismo è quello che diceva Riccardo Lombardi: “noi sappiamo di vivere in una casa che non è la nostra, ma abbiamo anche la consapevolezza che se cade giù ci travolge. Dobbiamo cambiare questa casa, ma mattone dopo mattone, fino a quando della vecchia casa non resterà neanche un mattone”.
Se non comprendi questa sfida disumana, non comprendi il riformismo.
Noi vogliamo una società giusta, ma non giusta perché siamo tutte vacche nere nella notte, ma perché ciascun vitellino possa avere lo stesso cibo, la stessa forza per poi vivere come sentono le sue gambe e la sua corsa e sul mantello i colori che ha. Noi non siamo per essere tutti nani ma ciascuno per la sua altezza e nessuno cresciuto in gabbia. Riformismo è rigore della libertà, anche per chi non è libero perché garantire la libertà a chi ci combatte è garantire la giustezza della nostra libertà.
Noi non cerchiamo garanzie, ma speranze. Non cerchiamo carità, ma possibilità.
Non vogliamo ghigliottine, che pure abbiamo inventato, ma teste pensanti anche al contrario. Vogliamo convincere non vincere.
Vogliamo il “riscatto del lavoro”, non la paura di lavorare o l’incubo di non farlo.
Noi, noi riformisti, non vogliamo vergognarci della fatica, ma “riscattare il lavoro”.
Vogliamo rivendicare il fare, vogliamo l’orgoglio delle mani, non la vergogna dei parolai.
Noi, noi riformisti, siamo con il lavoro che è fatica perché vogliamo con la fatica cambiare quella casa che non ci piace.
Vogliamo ricordare Michelangelo per il suo genio, ma raccontare anche dei muratori, dei manovali che hanno fatto il muro per la bellezza. Noi non invidiamo Michelangelo perché in lui rispettiamo la grandezza che lui dona al nostro fare.
Noi non vogliamo viaggiare tutti in carri bestiame, ma rivendichiamo a tutti la possibilità, la speranza, di correre con l’Alfa di Tazio Nuvolari. Come la faceva correre lui nessuno, ma lui correva per il genio di ogni operaio anche quello del carburatore.
Noi non vogliamo volgarizzare il genio, ma rendere geniale ciascuno.
Noi siamo per la libertà, senza se e senza ma, siamo contro le mode perché sudare non va di moda e noi sudiamo.
Noi non facciamo parate con le medaglie ma rivendichiamo il lavoro ogni giorno. Non siamo eroi a pagamento, ma cittadini con l’esempio.
Non facciamo la rivoluzione per professione, ma per scelta. Siamo con gli ultimi non per bontà, ma per giustizia. Siamo nelle barche dei poveri perché anche se ora siamo a riva, siamo stati nel mare.
Siamo che questa Patria l’amiamo non perché è più bella di altre, non perché è meglio di qualcuno ma perché è la nostra e l’abbiamo sognata libera che a nessuno deve negare la stessa libertà.
Serviamo? Credo di sì, perché senza i nostri valori non c’è la “futura umanità”.
Senza noi c’è egoismo, paura e con la paura la prepotenza del tiranno.
Perché sono riformista? Non per moda, non per modi, non per sconfitta, ma perché essere socialista non è essere comunista residuale, cattolico più buono, liberale mancato, perché essere socialista è essere noi a nessun paragone dato.
Da Turati a oggi, da Marx a oggi, da Orwell a oggi, da Proudhon a oggi. Non eguali a noi stessi nell’agire, ma nel credere che domani sarebbe stato con un sole nuovo, quello dell’avvenire.
Perché ho scritto questo? Perché sono stufo dell’idiozia di politiche senza politica.
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6 Agosto 2022